“Stiamo uscendo dalla pandemia con grande difficoltà – il pericolo non è del tutto scongiurato, dobbiamo convivere con il virus e dobbiamo fare molta attenzione alla nostra vita sociale – e questo grazie al coraggio e alla determinazione degli italiani che, tranne poche eccezioni, confermano il nostro essere capaci di grandi sacrifici e di poter raggiungere gli obiettivi che vogliamo. Quello che ora vogliamo è lavorare. Non un sussidio o un bonus, vogliamo un lavoro serio in cui ogni lavoratore possa ritrovare libertà, solidarietà e giustizia, un lavoro che possa dare dignità alla persona perché il lavoro vero è lavoro dignitoso, sicuro, qualificante della dimensione sociale di ognuno di noi”. Lo afferma il presidente dell’Associazione nazionale lavoratori anziani d’azienda (Anla), Edoardo Patriarca, in occasione del 50° anniversario dall’approvazione dello Statuto dei lavoratori.
Richiamando le parole di Mattarella – “Senza diritto al lavoro e senza diritti nel lavoro non ci può essere sviluppo sostenibile” -, Patriarca evidenzia che “questa frase del Presidente della Repubblica ci spinge a ricapitolare l’eccezionale periodo che stiamo vivendo, riportando al centro gli interessi reali del Paese”. Provando a rispondere alla domanda “Cosa scriverebbero oggi gli autori dello Statuto dei lavoratori?”, il presidente dell’Anla afferma che “vedendo in queste giornate di lockdown donne e uomini continuare a fare il proprio dovere con abnegazione e senza risparmiarsi, ho pensato che il bene comune è il collante della nazione, che anche il lavoro non può fare a meno della solidarietà che non si improvvisa ma che deve essere tratto peculiare di ogni persona, determinazione a occuparsi del bene di tutti e di ciascuno perché tutti siamo responsabili di tutti come ci ricorda la Sollicitudo rei socialis di Giovanni Paolo II di cui abbiamo appena ricordato il centenario della nascita”. “Allora – prosegue Patriarca – il lavoro non può che essere giusto, sicuro, dignitoso ma anche flessibile, capace non di rivendicazioni ma di adattamenti allo spirito del tempo perché non ha più senso la sopravvivenza di antichi privilegi. Anche questo concorre a definire giusto il lavoro, che per definizione deve essere scevro da privilegi”. Per il presidente dell’Anla, “non è più tempo di proclami, ma di aiuti concreti verso tutti i lavoratori e non solo verso alcune corporazioni a scapito di altre: penso alle scuole paritarie, alle strutture private per l’infanzia che non hanno ricevuto aiuto adeguato, a tutti quei giovani che vorrebbero impegnarsi nel servizio civile ma che dovranno fare i conti con una dotazione data al settore dal recente decreto che definire insufficiente è un eufemismo”. “Lavorare è una cosa seria”, conclude Patriarca: “Occorre che il Governo ascolti veramente la voce dei più deboli economicamente, che ora sono tutti coloro che hanno perso il lavoro o che senza adeguati aiuti non possono ripartire, a cominciare dal cosiddetto popolo delle partite Iva”.