La ripresa delle celebrazioni liturgiche assembleari “è un passaggio delicato ed atteso, nel quale facciamo nostri i sentimenti delle donne tornate dal sepolcro la mattina di Pasqua: ‘timore e gioia grande’ (Mt 28,8). ‘Timore’, perché viviamo ancora nell’incertezza circa l’evoluzione della pandemia, della quale non si esclude un’ulteriore diffusione: di qui la prudenza, continuamente raccomandata dalle autorità civili, dal Papa, dai vescovi. Ma anche ‘gioia grande’, perché possiamo cominciare ad incontrarci, a recuperare l’integralità dell’esperienza ecclesiale: di qui la speranza, alimentata per noi cristiani non tanto dalle proiezioni e dalle statistiche, quanto dalla parola di Dio e dalla fede”. Lo hanno scritto i vescovi dell’Emilia-Romagna nella nota “La ripresa delle liturgie comunitarie: prudenza e speranza” diffusa oggi al temine della riunione della Conferenza episcopale regionale che si è tenuta in videoconferenza sotto la presidenza del card. Matteo Matteo Zuppi, presidente della Ceer e arcivescovo di Bologna.
Ricordando la tempesta che si è vissuta in questi mesi a causa della pandemia da coronavirus, la Ceer richiama la virtù della prudenza, visti anche le migliaia di morti e i milioni di ammalati, le famiglie in crisi, le ansie e pure i riflessi economici e sociali della crisi sanitaria. Sulle ferite profonde che questo periodo lascia, i vescovi rilevano come “nessuno può sapere dove porterà questa situazione, per quanto alcune avvisaglie siano già chiare. È una condizione che richiede estrema prudenza, prima di tutto per una ragione di giustizia: non possiamo mettere a rischio la vita e la salute dei fratelli, specialmente quelli più fragili ed esposti; il principio di precauzione è una esigenza del principio di responsabilità. Per noi cristiani c’è inoltre una ragione di carità: il rispetto per l’altro, anzi la custodia dell’altro, è una traduzione pratica del comandamento dell’amore”. Per la Conferenza episcopale dell’Emilia-Romagna, dunque, “la prudenza si traduce in gradualità nella ripresa, osservanza scrupolosa delle disposizioni, attesa ulteriore nei casi di dubbio”. La ripresa delle liturgie comunitarie, per i vescovi, “è un bel segnale che ravviva la speranza. È stato doloroso del resto, in questi mesi, constatare la separazione tra eucaristia e comunità e tra ministri e popolo di Dio. Le celebrazioni trasmesse in video, pur permettendo a tutti i fedeli di rimanere ‘collegati’ e di riconoscersi nelle rispettive comunità parrocchiali e diocesane, o di ascoltare Papa Francesco, non potevano ovviamente sostituire l’eucaristia comunitaria”. I vescovi poi rendono omaggio alla “tante testimonianze” che hanno evidenziato come “la missione è stata interpretata da molte persone in modo esemplare: pensiamo a tanti medici, infermieri e operatori sanitari, ma anche volontari, sacerdoti, insegnanti, lavoratori nelle attività più umili, professionisti e operatori della comunicazione”.