La Panamazzonia, oltre al Covid-19, è invasa da “un altro virus” che “continua a minacciare i popoli della foresta, quello “della violenza e dei saccheggi”. Lo denuncia un messaggio della Rete ecclesiale panamazzonica, pervenuto al Sir, che viene diffuso in tutto il mondo a partire da stamattina.
La nota rivolge un appello al mondo e riassume la situazione che si sta verificando nei 9 Stati della Panamazzonia, a partire dalla denuncia del Fronte parlamentare misto per i diritti dei popoli indigeni in Brasile: “Anche quando la pandemia mette i freni all’economia, il setacciamento dell’oro (‘garimpo’) e la deforestazione illegale delle terre indigene del continente continuano a pieno regime”.
In Ecuador, la Repam “condanna la rottura dell’oleodotto trans-ecuadoriano e dell´oleodotto di Crudos Pesado, avvenuta il 7 aprile 2020, che ha causato una grave fuoriuscita di petrolio e ha colpito circa 97.000 persone che vivono sulle rive dei fiumi Coca e Napo”.
I 67 vescovi dell’Amazzonia brasiliana “associano l’attuale crisi socio-ambientale di questo bioma con il noto rallentamento delle ispezioni e l’incessante retorica politica del Governo federale contro la protezione dell’ambiente e delle aree indigene tutelate dalla Costituzione federale”. Ancora, il Guyana Policy Forum “denuncia che le attività estrattive distruggono la foresta e che la circolazione di minatori e camionisti è un pericoloso veicolo di contagio per le comunità dell’interno del Paese. L’estrazione dell’oro è stata dichiarata attività essenziale dal Governo”.
Per la sua attività di denuncia, prosegue la nota, la Chiesa è stata calunniata e attaccata, come è successo di recente con le vergognose e infondate accuse, che noi respingiamo, della Fondazione nazionale indigena (Funai – un organo del governo federale brasiliano) contro il Consiglio missionario indigeno (Cimi) organo della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile.
José Gregorio Díaz Mirabal, membro del popolo Wakuenai Kurripako, originario dell’Amazzonia venezuelana e coordinatore generale della Coica, riassume: “I popoli indigeni dell’Amazzonia lanciano un grido d’allarme al mondo perché ci sentiamo abbandonati”.