“Ci sono situazioni della vita in cui la scelta, la decisione per il Signore richiede coraggio: soprattutto con la morte di un figlio siamo stati costretti a riordinare la nostra vita, abbandonando le consuetudini o lo scoraggiamento interiore che ci blocca e non ci permette di gustare le grazie che ancora il Signore ci riserva. La nostra vita deve aprirsi sempre alla lode, alla preghiera, cioè a una relazione nuova non solo con i fratelli, ma con Dio. La nostra vita interiore, abbandonandoci al Signore, si riempie della sua grazia e noi riusciamo a fare grandi cose”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia della messa celebrata ieri per l’associazione “Genitori in cammino” che raccoglie genitori che hanno perduto prematuramente un figlio. “La vostra sofferenza, cari Genitori in cammino, unita alla sofferenza e alla privazione di questo tempo ci renda ancora più consapevoli – seguendo le parole evangeliche di Giovanni – che il Signore Gesù è la via attraverso la quale entriamo nella Chiesa e troviamo la vita in abbondanza, troviamo la salvezza”, l’esortazione del presule. No a scegliere “stili di vita che conducono non nella casa del Signore, ma a disperarsi e distrugger”. Dobbiamo “guardarci da queste tentazioni e fidarci del Signore, e, da battezzati, entrare nella Chiesa e aprire le porte del nostro cuore a Dio e ai fratelli e alle sorelle, nelle famiglie dove si vive la sofferenza”. E in questo mese di maggio “Contemplare insieme il volto di Cristo con il cuore di Maria, nostra Madre, – scrive Papa Francesco nella lettera indirizzata a tutti noi per il mese di maggio – ci renderà ancora più uniti come famiglia spirituale e ci aiuterà a superare questa prova”, come “ogni prova della vita, compresa quella della perdita prematura di un figlio”, con “fede, speranza e carità”.