Preoccupazione delle Chiese e delle organizzazioni non governative per la diffusione del Coronavirus Covid-19 in Corea del Nord. Ad esprimerla in un comunicato congiunto è il Consiglio nazionale delle Chiese della Corea del Sud che si è unito ad altre organizzazioni umanitarie e per i diritti umani per chiedere in una lettera al Congresso degli Stati Uniti la rimozione degli ostacoli che impediscono alle organizzazioni non governative di affrontare “la potenziale e devastante diffusione di Covid-19” all’interno della Corea del Nord. “Mentre i rapporti ufficiali della Corea del Nord affermano che non ci sono casi di Covid-19, la situazione rimane precaria”, si legge nella lettera. “Circa 100mila casi sono stati confermati in Cina e Corea del Sud. Sebbene la Corea del Nord abbia chiuso i suoi confini, la sua vicinanza a questi Paesi la rende estremamente vulnerabile a un focolaio”. Le condizioni igienico-sanitarie della Corea del Nord rendono questo Paese particolarmente vulnerabile all’epidemia, viene precisato. “Prima che il Paese chiudesse i suoi confini per ostacolare la pandemia, le Nazioni Unite hanno indicato che circa 10,1 milioni di persone nella Corea del Nord hanno urgente bisogno di assistenza alimentare”, si legge nella lettera. “Inoltre, 10,4 milioni hanno bisogno di supporto nutrizionale e di un migliore accesso all’assistenza sanitaria, all’acqua pulita e alle strutture igienico-sanitarie, condizioni necessarie per prevenire la diffusione di malattie infettive come Covid-19”. A questo, si aggiunge anche il fatto che gli aiuti umanitari sono stati ulteriormente ritardati a causa delle quarantene e della chiusura delle frontiere e questi ritardi possono influire sulla rapidità di risposta al virus e quindi “compromettere la vita delle persone nordcoreane rischiando di incubare un nuovo epicentro della malattia”. Il Congresso degli Stati Uniti sta prendendo in considerazione una legislazione che affronterà la “Enhancing Human Korea Assistance Human Act Act”.