La Pan-Amazzonia è una regione poco preparata per affrontare questa pandemia di Covid-19, “perché è sempre stata ampiamente trascurata dai Governi e abbandonata, persino costantemente frustrata e repressa nella lotta per i propri diritti, per la propria vita”. Lo afferma, attraverso una dichiarazione pubblicata sul sito della Repam, il card. Cláudio Hummes, presidente della Rete ecclesiale pan-amazzonica. Proprio questo, secondo il porporato, è il momento per non dimenticare ciò che i popoli della Pan-Amazzonia hanno chiesto in occasione del Sinodo speciale per l’Amazzonia, e cioè “che la Chiesa sia un’alleata, sia accanto a loro, sia vicina nelle loro scelte”. Perciò, “la Repam è molto preoccupata e richiede maggiore attenzione da parte dei Governi per questa grande regione panamazzonica”. Il tasso di mortalità in questa grande regione, avverte il cardinale Hummes, è in aumento, soprattutto nelle grandi città, come Manaus, ma anche nelle città di medie dimensioni. “Il crollo del sistema sanitario in molti casi sta già avvenendo e in altri accadrà sempre di più. Di fronte a questo scenario pandemico, spetta alle autorità pubbliche attuare strategie di assistenza responsabile per i settori di popolazione più vulnerabili, tra cui le popolazioni indigene e tante altre”.
Qui si inserisce il compito della Chiesa, chiamata, come chiede Papa Francesco, a “denunciare queste grandi mancanze e le ingiustizie che soffrono le persone di quella regione, specialmente i più poveri e vulnerabili, i popoli nativi, i quilombolas (i discendenti da schiavi africani, ndr) e altri. D’altra parte, la Chiesa deve cercare di essere vicina alle popolazioni indigene nella loro vita quotidiana, in modo che sentano che la Chiesa è dalla loro parte, che la Chiesa è un alleato che consola, incoraggia e prega insieme, rafforzando la loro speranza e la loro volontà di lottare per la giustizia, la solidarietà e avere risorse per sopravvivere”.