Diocesi: mons. Damiano nominato arcivescovo coadiutore di Agrigento, “una nuova e inattesa chiamata che accolgo con timore e tremore”

“Caro don Franco, nello spirito del battesimo che tutti ci accomuna, mi permetto di rivolgermi a lei con questa forma fraterna. Sin da adesso le esprimo la volontà di una collaborazione piena e libera in favore dell’intera Chiesa agrigentina. Attraverso lei, nella gioia del Risorto, desidero salutare l’arcivescovo emerito, mons. Carmelo Ferraro, e tutta la comunità dei credenti che fa la Chiesa di Agrigento, laici, presbiteri, diaconi, seminaristi, religiosi e religiose, uomini e donne di buona volontà”. Lo scrive mons. Alessandro Damiano, nominato oggi da Papa Francesco arcivescovo coadiutore di Agrigento, in un messaggio al cardinale arcivescovo Francesco Montenegro e a tutta l’arcidiocesi di Agrigento. “In questo tempo inedito, esprima la mia vicinanza agli ammalati e a quanti se ne prendono cura tra le mura domestiche o presso gli ospedali, alle famiglie e ai lavoratori preoccupati per l’avvenire, ai migranti che, con cuore pieno di speranze, giungono nelle nostre coste. La prego di porgere il mio saluto cordiale anche alle autorità civili e militari che si adoperano per il bene comune di un territorio in cui non mancano bellezze e ferite, risorse e contraddizioni, attese e indifferenze”, prosegue mons. Damiano, che racconta: “Venerdì scorso, 24 aprile, trentatreesimo anniversario della mia ordinazione presbiterale, ho ricevuto l’inaspettata telefonata del nunzio apostolico in Italia che mi comunicava la volontà di Papa Francesco di inviarmi al servizio della Chiesa di Agrigento come arcivescovo coadiutore. Questa singolare coincidenza l’ho letta come una nuova e inattesa chiamata che accolgo con timore e tremore! La disponibilità espressa a Papa Francesco è il nuovo ‘sì’ che rivolgo a Gesù, Pastore Buono, e alla Chiesa, Madre e Maestra. È il ‘sì’ degli operai del Regno. È l’ottavo ‘sì’ che ripeto in questi trentatré anni di ministero presbiterale”. Il “prete” è “chi governa la porzione del popolo di Dio cui è mandato, come il pastore pasce il gregge – continua mons. Damiano –. Egli non va in cerca di successi personali, quanto piuttosto, nella consapevolezza delle proprie fragilità, si sforza di riconoscere le meraviglie di Dio nella propria vita e dice, con verità e gratitudine, ‘ma guarda davvero cosa ha fatto il Signore… nonostante me e pur attraverso me’! Con queste sicurezze e con questi atteggiamenti mi preparo al cammino che faremo con lei e con tutta la comunità diocesana”.

© Riproduzione Riservata

Quotidiano

Quotidiano - Italiano

Riepilogo