“Lo smantellamento di disposizioni legislative e amministrative, come quello previsto dal progetto di legge 191/2020, minaccia i territori e la vita delle popolazioni indigene e apre la strada alla loro distruzione e deve essere respinto nella loro interezza, a causa del contenuto che viola i diritti collettivi delle popolazioni indigene in Brasile, riconosciuto e garantito dalla Costituzione federale del 1988”. È perentorio e molto allarmato il tono del documento sottoscritto dagli esperti e dai periti brasiliani che hanno partecipato al recente Sinodo sull’Amazzonia, diffuso ieri. Il riferimento è al progetto in corso di approvazione in Parlamento, che in pratica aprirebbe i territori indigeni allo sfruttamento delle risorse naturali Preoccupati per il disegno di legge e di fronte alle minacce subite dalle comunità originarie in questo periodo di pandemia, i firmatari chiedono il rigetto della proposta da parte della Camera e del Senato.
Secondo il documento, “questo progetto di legge, che è stato presentato dal Potere esecutivo alla Camera dei deputati, regola l’esplorazione nelle terre indigene di acqua, risorse organiche e minerali, come oro e ferro, e idrocarburi, come petrolio e gas naturale”.
Secondo l’ecologa e ricercatrice Ima Vieira, una delle esperte del Sinodo che firma il manifesto, il processo sinodale è dinamico e non si è concluso. “In effetti, esso prosegue e stiamo recependo con questo manifesto l’esortazione apostolica post-sinodale di Papa Francesco, facendo nostra la visione di ‘Querida Amazonia’ in questo momento difficile e cruciale per le popolazioni indigene”.