“Speriamo disperatamente che questi primi casi di Covid-19 nel nord-est della Siria possano essere contenuti o avremo conseguenze inimmaginabili”: è il grido d’allarme di Sonia Khush, direttrice dell’emergenza in Siria di Save the Children, l’organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro. “Nel nord-est del Paese, sono disponibili meno di 30 letti per la terapia intensiva, solo dieci ventilatori per adulti e un ventilatore pediatrico. Questa carenza rende fondamentale la prevenzione, ma come si possono lavare le mani spesso nei campi e nelle città dove i rifornimenti idrici non arrivano regolarmente? Come può una persona socializzare a distanza in rifugi che un tempo erano delle scuole e che oggi sono fortemente sovraffollati?” ha proseguito Khush. “Il conflitto in Siria è ormai entrato nel suo decimo anno. I bambini soffrono di malnutrizione cronica e spesso non sono stati vaccinati contro le malattie. Molti di loro hanno perso le proprie famiglie. Il sistema sanitario è fortemente ridotto. Gli operatori umanitari devono avere la possibilità di raggiungere le comunità in modo da fare tutto il possibile per rallentare il propagarsi dell’infezione, mantenendo le misure di distanziamento sociale, fornendo istruzione a distanza e distribuendo sapone e altri articoli per l’igiene personale. Le famiglie nel nord-est della Siria hanno già vissuto sulla propria pelle tragedie inimmaginabili, dobbiamo agire ora per dare loro i mezzi più efficaci per combattere il coronavirus, ha concluso Khush.