Via Crucis: quattordicesima stazione, “nessun peccato avrà mai l’ultima parola”

Foto Calvarese/SIR

“Non mi vergogno di esercitare il diaconato permanente vestendo la divisa della quale vado orgoglioso”. A rivelarlo è un agente di polizia penitenziaria, nella quattordicesima stazione della Via Crucis: “Conosco la sofferenza e la disperazione: le ho provate da bambino su di me”. “Il mio piccolo desidero è essere un punto di riferimento per chi incontro tra le sbarre”, rivela l’autore della meditazione: “Ce la metto tutta per difendere la speranza di gente rassegnata a se stessa, spaventata al pensiero di quando un giorno uscirà e rischierà di essere rifiutata ancora una volta dalla società. In carcere ricordo loro che, con Dio, nessun peccato avrà mai l’ultima parola”.

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