“In questo momento c’è bisogno di fare molto di più. Lo chiedono i cittadini, le imprese, le nostre famiglie, i nostri giovani preoccupati per un futuro incerto perché in tutti i Paesi la crisi e l’emergenza sanitaria distruggeranno milioni di posti di lavoro. In queste settimane, quando è intervenuta l’Europa, sono arrivate risposte all’altezza della sfida. Pensiamo all’allentamento delle regole sugli aiuti di Stato che hanno consentito ai nostri Paesi di sviluppare interventi poderosi a sostegno dei loro cittadini e imprese. Dove invece non si vuole far intervenire l’Europa, la risposta è debole o semplicemente non ci sono risposte. In questo i governi nazionali si caricano di una grande responsabilità. Perché è adesso che abbiamo bisogno degli strumenti per superare l’emergenza e avviare un piano di ricostruzione. Non vogliamo che gli effetti della crisi ci vedano impreparati e ci travolgano”. Ennesimo intervento del presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, questa volta all’indomani dell’ultimo Eurogruppo e alla vigilia della nuova riunione dei ministri delle Finanze. “L’Organizzazione mondiale del Lavoro ieri ha sostenuto che 2,5 miliardi di persone nel mondo subiranno drammatici effetti negativi. Quanti milioni di persone saranno toccate in Europa? Noi abbiamo il dovere di proteggerle, a nord e a sud, a est e a ovest. Finora abbiamo messo in campo misure significative: il Sostegno ai sistemi nazionali per limitare la disoccupazione (Sure); migliori condizioni per il ricorso al Meccanismo europeo di stabilità (Esm) per i Paesi che lo vorranno utilizzare; il rifinanziamento della Bei indirizzato soprattutto alla protezione delle piccole e medie imprese; il bazooka stanziato dalla Bce a sostegno della liquidità bancaria e per l’acquisto di bond pubblici e privati”.
Ma Sassoli a questo punto sottolinea: “oggi serve di più. Occorre la creazione di un fondo per la ripresa economica per condividere i costi della ripartenza. Serviranno tanti soldi e il bilancio dell’Unione europea ha dei limiti e non sarà sufficiente. È necessario uno sforzo per cercare nuove vie, straordinarie e condivise, di finanziamento. Non è solo questione di solidarietà, ma di convenienza per tutti, viste le profonde interconnessioni delle economie europee. Il crollo di un Paese avrebbe inevitabilmente conseguenze drammatiche su tutti gli altri. In questo contesto la risposta dell’Eurogruppo deve essere commisurata alla sfida”. I governi e i cittadini “devono avere fiducia nella forza dell’Europa che ci ha accompagnato in settant’anni di pace e di collaborazione. E oggi più che mai dobbiamo investire sul nostro futuro comune”.