“In un sistema che – quando mette al centro l’esclusivo benessere dei consumatori e la crescita dei profitti delle imprese – è già problematico per sua natura, la crisi sanitaria e quella economica gravano sensibilmente sulla qualità e sulla dignità del lavoro”. È quanto si legge nel Messaggio dei vescovi italiani per la festa del 1° maggio, in cui si mette l’accento sulla “quantità rilevante di persone scartate”, a causa del coronavirus. “Le dimensioni del problema non sono più percepibili correttamente con le tradizionali statistiche di occupazione e disoccupazione – la tesi della Cei – perché il lavoro anche quando non manca, spesso è precario, povero, temporaneo, lontano da quei quattro attributi definiti da Papa Francesco: libero, creativo, partecipativo, solidale”. “Il problema della qualità e della dignità del lavoro si intreccia con altre dimensioni di insostenibilità tipiche dei nostri giorni”, si legge nel testo, in cui si fa notare che “già prima dell’emergenza del Covid-19, lo svolgersi degli eventi è stato un continuo susseguirsi di emergenze sul fronte del lavoro e dei cambiamenti climatici. Si tratta di emergenze correlate, al punto che in alcuni casi (come per l’ex Ilva di Taranto) prospettano l’ingiusto dilemma di dover sacrificare un problema per cercare di risolvere l’altro”. “Quello che l’attualità ci sta chiedendo di affrontare, senza ulteriori ritardi o esitazioni – l’appello dei vescovi -, è una transizione verso un modello capace di coniugare la creazione di valore economico con la dignità del lavoro e la soluzione dei problemi ambientali (riscaldamento globale, smaltimento dei rifiuti, inquinamento)”. L’epidemia del coronavirus, per la Cei, “ha rafforzato la consapevolezza della nostra debolezza con un drammatico shock che ci ha scoperti nuovamente vulnerabili e fortemente interdipendenti ciascuno dall’altro, in un pianeta che è sempre di più comunità globale”. “Nessuno deve perdere lavoro per il coronavirus”, è stato lo slogan ripetuto all’indomani della crisi. Secondo i vescovi italiani, “è fondamentale che questo appello abbia successo, evitando le conseguenze negative di breve e medio termine”. In questa prospettiva, “sono auspicabili misure di aiuto a famiglie ed imprese che sappiano fare attenzione a proteggere tutti, soprattutto le categorie solitamente più fragili e meno tutelate come i lavoratori autonomi, gli irregolari o quelli con contratti a tempo determinato”. “Il problema per i lavoratori più esposti non è solo quello della perdita del salario o dell’occupazione, ma anche quello delle condizioni sul luogo di lavoro”, l’altra denuncia del messaggio: “Gli operatori nella manifattura, nel settore alimentare e della logistica hanno assicurato anche nei giorni della crisi beni e servizi necessari per il resto del Paese, lavorando in condizioni difficili e non sempre di sicurezza. Per non parlare degli eroi di questa emergenza, il personale medico e sanitario, professionale e volontario, che, mettendo a rischio la propria vita, non manca di garantire le cure alle vittime dell’epidemia”. “Abbiamo bisogno di un’economia che metta al centro la persona, la dignità del lavoratore e sappia mettersi in sintonia con l’ambiente naturale senza violentarlo, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile”, sulla scorta della “Laudato si'” e della Dottrina sociale della Chiesa.