“Nulla sarà come prima”. È la constatazione che fa da sfondo al messaggio dei vescovi italiani per la festa del Primo maggio, sul tema: “Il lavoro in un’economia solidale”. “L’emergenza sanitaria porta con sé una nuova emergenza economica”, si legge nel messaggio, a firma della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace: “Nulla sarà come prima per le famiglie che hanno subito perdite umane. Nulla sarà come prima per chi è stremato dai sacrifici in quanto operatore sanitario. Nulla sarà come prima anche per il mondo del lavoro, che ha prima rallentato e poi ha visto fermarsi la propria attività. Già si contano danni importanti, soprattutto per gli imprenditori che in questi anni hanno investito per creare lavoro e si trovano ora sulle spalle ingenti debiti e grandi punti interrogativi circa il futuro della loro azienda”. E ancora: “Nulla sarà come prima per i settori che sono andati in sofferenza e vivono l’incertezza del domani: si pensi al turismo, ai trasporti e alla ristorazione, al mondo della cooperazione e del Terzo settore, a tutta la filiera dell’agricoltura e del settore zootecnico, alle ditte che organizzano eventi, al comparto della cultura, alle piccole e medie imprese che devono competere a livello globale e si vedono costrette a chiusure forzate, senza poter rispondere alla domanda di beni e servizi. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, comprendiamo il serio rischio che grava su molti lavoratori e molte lavoratrici”.
“Nulla sarà come prima”, evidenziano i vescovi, “per tutte le realtà del Terzo settore e particolarmente quelle afferenti al mondo ecclesiale. Già in queste settimane abbiamo registrato gravi difficoltà nel sostenere gli oneri economici di queste imprese (scuole paritarie, case di riposo, cooperative sociali…), soprattutto nei confronti di coloro che vi lavorano. Per altro, non avendo finalità di lucro, le loro attività si svolgono, in gran parte, con margini di sicurezza economica molto ridotti. Non solo i prossimi mesi, ma il loro stesso futuro rischia di essere pregiudicato”.