“Sarà questa una Pasqua vissuta certamente con tanta sofferenza. Tuttavia, dalle prove della vita, dobbiamo saper trarre quel giovamento che ci potrà e dovrà essere utile e proficuo per il futuro”. Lo scrive l’arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo, ai presbiteri e ai diaconi della diocesi. “Siamo costretti dall’emergenza in corso a celebrare in maniera del tutto inedita, cioè senza la presenza fisica dei nostri fedeli, il Triduo sacro che nella tradizione della Chiesa costituisce il centro di tutto l’Anno liturgico”. Il presule lo definisce “un sacrificio per noi, ma tanto più per i nostri fedeli che, pur raggiunti mediante i diversi strumenti della comunicazione e opportunamente invitati ad unirsi spiritualmente alla celebrazione, non potranno in effetti partecipare all’azione liturgica”. “Questa privazione – scrive ancora l’arcivescovo di Siracusa – deve suscitare in noi il desiderio e quindi il proposito di curare con la massima diligenza le nostre celebrazioni domenicali, perché esse siano vissute sempre e da tutti come autentico momento di vita ecclesiale”. Momenti che l’arcivescovo considera “di tribolazione”, ma certamente “non di smarrimento spirituale”. “Nulla il Signore permette se non per il nostro vero bene – conclude mons. Pappalardo –: in questo caso, per la nostra crescita nell’amore fiducioso verso Lui, che è Padre buono e la cui misericordia si estende di generazione in generazione”.