Sono finora 1.475 i contagi e 37 i decessi per Covid-19 a Panama. Una situazione che pone il Paese dell’Istmo al quinto posto nella tragica classifica dell’area latinoamericana, mentre il Paese è al momento quello più colpito di tutta l’America Centrale. Una situazione prevedibile data la particolarità di questo Paese e soprattutto della sua capitale, città di traffici, commerci, in posizione strategica per l’esistenza del famoso Canale che unisce Atlantico e Pacifico. È quello che pensa anche l’arcivescovo di Panama, mons. José Domingo Ulloa Mendieta, contattato dal Sir per commentare la situazione del contagio e per spiegare quanto sta facendo la Chiesa panamense, che fin dall’inizio si è mossa in tre direzioni: restrizioni nelle celebrazioni, fino alla chiusura delle messe ai fedeli; una preghiera incessante, culminata nella consacrazione alla Signora della Antigua fatta da tutti i vescovi; un’attenzione particolare ai più vulnerabili. Dice mons. Ulloa: “Non posso dire che la situazione di Panama sia la più preoccupante del Centroamerica, quello che posso dire è che, essendo Panama un luogo di molta affluenza di persone, abbiamo la condizione di maggior rischio perché questa pandemia possa svilupparsi nel nostro Paese. Tuttavia, devo anche dire che le nostre autorità hanno preso provvedimenti molto opportuni, per isolare le persone a rischio di contagio e per dare loro l’assistenza che è richiesta”.
“La maggior parte della popolazione ha rispettato con responsabilità la quarantena, però purtroppo ci sono alcuni che non hanno rispettato le misure di prevenzione e contenimento per non far avanzare la pandemia. E sappiamo che basta una sola persona per dare vita a un contagio di massa che può mettere in pericolo la vita di tante persone, soprattutto i più vulnerabili”.