“Non sappiamo quando avverrà, ma appena tutto questo sarà passato ci ritroveremo sicuramente a Duno per una messa di suffragio per il dott. Stella e per tutti i medici che sono morti in questi mesi”. A parlare è don Lorenzo Butti, sacerdote della diocesi di Como alla guida di una comunità pastorale che comprende il piccolo borgo di Duno, nella Valli Varesine, dove dal 1938, sorge il Tempio votivo dei Medici d’Italia. Il dottore a cui si riferisce il sacerdote è Roberto Stella, il presidente dell’Ordine dei medici di Varese, tra le prime vittime del Coronavirus tra i camici bianchi. Aveva 67 anni ed è solo uno dei tanti medici morti in questa emergenza. “Meno di sei mesi fa – continua il parroco – il dott. Stella, come ogni anno, era venuto proprio a Duno per partecipare alla messa che l’Ordine dei medici di Varese organizza in occasione della festa di S. Luca”. La celebrazione si era conclusa con il tradizionale rito dell’incisione dei nomi di due medici che, nell’anno precedente, avevano dato la vita nel compimento del loro dovere. Una tradizione che risale proprio alla volontà del fondatore, l’allora vicario don Carlo Cambiano. “Don Cambiano pensò a questo edificio religioso con duplice valenza: sacra come luogo di culto cristiano e civile come memoria e perpetuazione dei nobili ideali della professione medica”, racconta al Sir Francesca Boldrini, studiosa del luogo e socia del Centro per lo Studio e la promozione delle professioni mediche che sorge proprio a Duno. “Ad avvalorare la valenza civile – continua Boldrini – nel 1940 venne realizzata una cappella circolare con le pareti ricoperte di marmi che fu denominata Sacrario. Inizialmente si pensò di incidere sui marmi i nomi dei medici caduti nelle guerre, affiancati dalla sigla P. P. (Pro Patria) poi, invece, si decise di ricordare anche i medici caduti nell’esercizio della professione abbinando al nome la sigla P.H. (Pro Humanitate)”. Una tradizione che si era progressivamente persa nel corso dei decenni, ma che è stata rilanciata, a partire dal 2003, proprio dall’Ordine dei medici di Varese. Tra i principali sostenitori di questa celebrazione c’era proprio il dott. Stella.