La Caritas della Svezia si mobilita con una raccolta fondi per aiutare le famiglie vulnerabili che vivono nel Paese e che sono “gravemente colpite dalla crisi del coronavirus”. Ci sono “persone disperate” che ogni giorno contattano la Caritas perché “non possono acquistare cibo per i propri figli”. Si tratta di migliaia di persone che non hanno documenti, che “per una serie di ragioni, hanno preferito vivere qui in condizioni difficili e senza far parte della società invece di tornare nella loro patria. Alcuni sono arrivati come lavoratori, altri non hanno voluto tornare a casa dopo che è stata rifiutata la domanda di asilo”, spiegano dalla Caritas. Ora queste persone non hanno diritti in Svezia, “hanno vissuto con la costante paura di essere scoperti dalla polizia svedese” e “sono stati sfruttati dalle aziende più piccole come manodopera a basso costo”. “Sono loro che stanno perdendo il lavoro per primi, senza alcuna rete di protezione sociale su cui fare affidamento”. Poi ci sono i lavoratori del settore della ristorazione o delle pulizie, che si stanno fermando ma, avvisa la Caritas, i permessi di soggiorno rischiano di essere revocati a chi resta senza lavoro per tre mesi. Tra le persone vulnerabili ci sono anche coloro che stanno aspettando una risposta sul loro iter di richiesta di asilo. Il rischio è che “un’ondata di persone venga lanciata in una situazione di estremo disagio in pochissimo tempo”.