I vescovi del Venezuela chiedono una maggiore interazione tra tutti i settori della vita nazionale (politica, salute, sociale, economico, religioso, datori di lavoro, educazione e sindacati) per “dialogare e trovare un accordo a favore del popolo” per “soluzioni concrete ed immediate” all’emergenza sanitaria, economica e sociale provocata dal Coronavirus. Senza questa unità di fondo, osservano in un messaggio giunto al Sir, “non otterremo il supporto internazionale necessario”. Non è facile, osservano i vescovi, “rimanere nelle nostre case” ma “è una delle azioni che ci permetterà di affrontare la pandemia che ha colpito”. Questa situazione, suggeriscono, deve essere una occasione “per rafforzare la convivenza in famiglia, il dialogo tra gli sposi, tra genitori e figli, anche per dimostrare che la famiglia è la cellula alla base della società e della Chiesa”. I vescovi invitano ad “aprirsi alla solidarietà per aiutarsi a vicenda”. Alla povertà diffusa si aggiunge ora “la carenza di scorte alimentari, medicinali e di altri elementi assolutamente necessari per una sana convivenza e per il funzionamento del Paese (come gas e benzina) e fallimenti cronici nel servizio pubblico di acqua ed elettricità”. Una situazione che “sta facendo soffrire i venezuelani – denunciano -, soprattutto i più poveri, e comporta il pericolo imminente di esplosioni sociali violente”. Perciò chiedono alle autorità nazionali e locali di “affrontarla subito, prima che possa peggiorare”, non solo gestendo la crisi tramite “militari e polizia” ma coinvolgendo “medici e scienziati qualificati, qualunque sia il loro stato sociale e politico”. La Chiesa del Venezuela chiede al governo “misure fiscali che aiutino ad affrontare la situazione. Non è sufficiente decretare e concedere alcuni bonus solo a pochi”. “Chiediamo ancora una volta ai leader politici di ascoltare il popolo”, dichiarano, e di non perseguire solo “interessi privati, spartizioni di potere e accordi”, comprendendo sia “il partito al potere sia l’opposizione”: “L’angoscia di questi tempi di crisi sanitaria non dovrebbe essere sfruttata per manipolare le coscienze, pensare a compromessi o denigrarsi reciprocamente”, sottolineano. Dal canto suo, la Chiesa continua a mettersi al servizio dei più bisognosi attraverso la Caritas nazionale, diocesana e parrocchiale e altri gruppi ecclesiali.