Giornate per tutto il nostro pianeta in cui l’emergenza ci tocca e, talvolta, nostro malgrado, ci prostra.
Restrizioni, clausura coatta, impossibilità di incontrare i propri familiari, tutto ci fa scoprire quanto l’esistenza ogni giorno ci dona senza che noi ce ne rendiamo conto e ne rendiamo grazie al Creatore.
Non possiamo sperimentare la forza e la bellezza del ritrovarci insieme, di quella coralità che unisce tutti e ciascuno, nella diversità ma anche nell’unità di intenti.
Si crea un vuoto che rischia di diventare un gorgo, un mulinello che ci attrae e distrugge.
Francesco, nostro Pastore e Padre, ci viene incontro oggi con un momento straordinario per raggiungerci, toccando la profondità del nostro animo e la sua sofferenza che geme.
È un gesto non plateale o folkloristico. È un gesto che tocca la Presenza di Colui che ci ha salvati e ha voluto rimanere con noi nell’Eucaristia.
La piazza sarà deserta. Il mondo e tutti i suoi abitanti però saranno desti, magnetizzati da Colui che ci sta venendo incontro in quel Pane che ci trasformerà e indicherà il cammino verso il Padre.
Il nutrimento della Parola e del Pane sono la nostra forza, quella Roccia che nessun virus può intaccare.
Non è scontato stare saldi sulla roccia – e forse neppure sulla Roccia – quando tutto intorno imperversa la tempesta.
La Roccia però esiste e Francesco la pone al centro della supplica.
Lasciamoci attrarre e chiediamo di non abbandonarla mai.
Potremo sperimentare anche la portata salvifica di quel grande gesto, troppo spesso annebbiato da vicende storiche intricate, che porta il nome di indulgenza.
In qualcuno risuonerà ancora il metallico cadere della moneta che suona proprio falso quando lo sguardo si posa sul Pane eucaristico, così inerme e povero.
In qualche altro sembrerà una sorta di alchimia fra scongiuro e scaramanzia per placare gli spiriti inquieti.
In tutti può e deve suonare diverso perché nulla di tutto questo è sotteso al desiderio di Francesco.
Che cosa vuole?
Farci sperimentare il Misericordioso che non dimentica i figli e le figlie nel dolore, che viene loro incontro.
Il suo grembo che genera sempre vita, vuol contagiarci nel modo più pieno, invitarci ad affidarci, ad abbandonarci non alla sventura con spirito fatalistico ma a guardare in faccia una realtà cruda e reale che però noi possiamo accettare come cammino, come umanità che desidera la salvezza.
Il grembo paterno infonde nuova corrente di vitalità, di energia, di altruismo.
L’esempio dei nostri medici, operatori sanitari, di tutti coloro che, in modo diverso ci aiutano in questi giorni oscuri, ci dice che il Misericorde è con loro, che li sprona a rischiare, momento per momento, la loro vita e quella dei loro cari per il bene comune.
Francesco sa che l’arco di tempo donato a ciascuno ha un termine, sa che ci presenteremo a Lui, il Padre, il Misericorde.
Ecco allora l’indulgenza plenaria, il dono gratuito dell’Amore sommo che, accogliendo il grido del dolore, ci rende trasparenti a Lui stesso, togliendo da noi le macchie e le scorie che, in un modo o nell’altro, gravano su di noi.
Un dono di acqua cristallina che scende benefica e ci fa trasalire perché non impone condizioni o balzelli, chiede soltanto che Lo si guardi e si accetti quella rugiada che lenisce, salva e rende nuovamente innocenti, come quando siamo stai immersi nella grazia del Battesimo del Salvatore.
Tutto viene profuso nelle nostre mani. Possano rimanere aperte in supplica e in rendimento di grazie.