Le conseguenze della pandemia di coronavirus stanno iniziando a manifestarsi anche nelle Filippine e stanno già creando gravi problemi economici per molte famiglie. Don Julio Cuesta, sacerdote dell’Opera Don Orione che opera nella comunità di Montalban, dove la Congregazione gestisce anche il Piccolo Cottolengo, fa sapere che “le famiglie povere nelle Filippine (una percentuale molto alta della popolazione) non hanno risparmi per le emergenze, vivono davvero alla giornata e c’è poca speranza che il governo riesca a sopperire a questa mancanza di risorse per i più poveri”. Il governo ha stabilito un rigido stato di quarantena “e molte persone sono rimaste senza lavoro, perché qui vige il principio del ‘giorno non lavorato è giorno non pagato'”. A suo avviso “potrebbero esserci molte più vittime causate dalla fame rispetto a quelle causate dall’epidemia”. Esiste inoltre “una grave difficoltà nell’effettuare una vera quarantena o nell’isolamento delle persone – prosegue −, perché sono moltissime quelle che vivono in strada, senza una casa nella quale risiedere, ma anche perché molte famiglie non hanno una tipologia di alloggio adeguata”. Nella capitale Manila vivono 16 milioni di abitanti, di cui 4 milioni senza alloggio o in alloggi di infima qualità. “Ad aggravare ancora di più situazione – continua −, c’è il fatto che i mesi di aprile e maggio sono i mesi con le temperature più alte e nelle zone più povere, come ad esempio Payatas, le persone vivono più per strada che nelle case, perché queste molto spesso sono di dimensioni minime e con tetti in lamiera o plastica che si trasformano in forni”. Secondo don Cuesta nelle Filippine “potremmo trovarci di fronte a una tragedia di proporzioni molto grandi”. Nel Cottolengo de Montalbán, al momento tutto è sotto controllo, osservando le massime precauzioni per evitare casi di contagio tra bambini e lavoratori: “Abbiamo deciso di evitare qualsiasi rapporto personale tra Cottolengo, seminario e noviziato”.