I campi profughi e gli insediamenti informali disseminati in tutto il mondo sono, oggi, terreno fertile per la diffusione del Covid-19. È l’allarme lanciato oggi da Azione contro la fame, all’indomani dell’annuncio, da parte delle Nazioni Unite, di un piano di due miliardi di dollari per far fronte all’emergenza coronavirus. “Temo che molte aree del mondo siano, allo stato attuale, come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere – ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale dell’organizzazione −. È ormai evidente che le conseguenze di un focolaio che si sviluppa in una zona che registra una presenza massiccia di civili siano, potenzialmente, molto più gravi di quelle a cui stiamo assistendo oggi”. Nel campo profughi di Cox’s Bazar, in Bangladesh, per esempio, 855.000 persone appartenenti alla comunità Rohingya vivono in 34 “campi di fortuna” affollati: si stima che ogni chilometro quadrato sia occupato da 40.000 persone Tra di esse migliaia di bambini: oltre il 40% soffre di malnutrizione cronica e le percentuali di malnutrizione acuta. Anche il Libano è il Paese con il più alto numero di rifugiati siriani e manca l’acqua. A Mindanao, nelle Filippine, i team sono impegnati, al momento, nel tentativo di rafforzare le attività di promozione dell’igiene e la fornitura di acqua sicura tra gli sfollati interni che vivono in campi provvisori e dipendono dagli aiuti umanitari. In Colombia il Governo, per far fronte alla pandemia, ha dichiarato lo stato di emergenza disponendo la chiusura degli stabilimenti e il divieto di concentrazione di oltre 50 persone nello stesso luogo. I team di Azione contro la fame hanno denunciato “i rischi connessi alla chiusura delle mense destinate ai bambini i cui pasti giornalieri dipendevano, quotidianamente, dagli alimenti offerti”. Pericolosa è anche la chiusura delle mense nell’area di confine con il Venezuela, “che potrebbe incidere sulla sicurezza alimentare di migliaia dei migranti venezuelani e, in particolare, dei soggetti più vulnerabili (bambini, donne in gravidanza e anziani)”. Per far fronte alla crisi, l’organizzazione intende diffondere, ulteriormente, i kit di prevenzione tra i migranti, che comprendono una soluzione antibatterica e salviette con alcool e sapone. Nel solo 2018, Azione contro la fame ha distribuito 2,6 milioni di kit igienici; i programmi di promozione dell’igiene, lo scorso anno, hanno raggiunto 8,9 milioni di persone.