“Considerato il rapido evolversi della pandemia da Covid-19, anche in molti Paesi ove sono originari o dimorano stabilmente fedeli delle Chiese Orientali Cattoliche”, la Congregazione per le Chiese Orientali, invita tutti i Capi delle Chiese “sui iuris “a emanare delle “disposizioni in sintonia con le istruzioni che le Autorità Civili hanno stabilito per il contenimento del contagio e a favorire tale condotta con le altre Chiese cristiane, cattoliche e non, presenti sul medesimo territorio”.
“In vista delle celebrazioni pasquali secondo il rispettivo calendario, tenuto conto delle diverse tradizioni rituali, non è possibile emanare una disposizione unitaria che riesca ad abbracciare gli usi presenti in ciascuna Chiesa sui iuris”, si legge nelle indicazioni firmate dal prefetto dal card. Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese orientali. Nel testo, tuttavia, vengono fornite alcune “raccomandazioni”. “Si mantengano rigorosamente le feste nel giorno previsto dal calendario liturgico, con le relative celebrazioni che sarà possibile realizzare e trasmettere in streaming in modo che possano essere seguite dai fedeli nelle case”, prescrive la prima di esse, in cui si invita a considerare “quegli adattamenti resi necessari dalla limitata presenza del servizio liturgico. Alcune tradizioni rituali infatti prevedono una partecipazione del coro e di ministri che nel momento attuale non è possibile o non è prudente vedere radunati insieme in numero significativo”. “Siano comunque omesse quelle parti delle celebrazioni collegate a qualche rito all’esterno della Chiesa”, il secondo imperativo,insieme a quello di “predisporre anche tramite i canali di comunicazione sociale dei sussidi che consentano a un adulto della famiglia di spiegare soprattutto ai più piccoli la mistagogia dei riti che in condizioni normali sarebbero celebrati nella chiesa e alla presenza dell’assemblea”. “La ricchezza delle Ufficiature delle Celebrazioni propriamente pasquali, dalla Domenica delle Palme alla Domenica di Pasqua, potrà egualmente essere valorizzata suggerendo che parte di esse sia pregata a casa e nelle famiglie, con i sussidi che solitamente sono messi a disposizione in ciascuna comunità ogni anno”, si legge ancora nelle indicazioni, in cui si raccomanda ai “sacerdoti che non possono celebrare la liturgia da soli” di pregare la liturgia delle ore, “in modo particolare i salmi e quelle preghiere che non prevedono la risposta da parte del coro e dei fedeli”. Il Giovedì Santo, la celebrazione liturgica della mattina “può essere spostata ad altra data”, mentre per il Venerdì Santo va “valorizzata la preghiera attorno alla Croce e alla tomba di Cristo, da soli o in famiglia, utilizzando i ricchi testi delle tradizioni orientali propri del giorno”. La notte di Pasqua, invece, si invitano le famiglie, “ove possibile attraverso il suono festoso delle campane, a radunarsi per leggere il Vangelo della Resurrezione, accendendo un lume e cantando alcuni tropari o canti tipici della rispettiva tradizione che spesso sono conosciuti a memoria dai fedeli”. Gli eventuali battesimi previsti per la Pasqua sono “rimandati ad altra data”, mentre per la Confessione, qualora non sia possibile farla, “i Pastori indichino ai fedeli la recita di alcune delle preghiere penitenziali di cui è ricca la tradizione orientale, da recitare con spirito di contrizione”.