“Senza scuola, senza messa, senza sacramenti, senza funerali, senza matrimoni, senza strette di mano, senza abbracci. Mi sovvengono i migranti degli anni 1950, quando ormai verso l’ultima curva si alzavano le mani e si prolungavano le braccia per dirsi addio con i parenti e gli amici e al termine della curva scoppiava il pianto collettivo per un viaggio che probabilmente non avrebbe avuto mai più ritorno”. Così fra Marco Fabello, responsabile dell’Ospedale San Raffaele Arcangelo-Fatebenefratelli di Venezia, nell’editoriale del numero di gennaio-marzo 2020 di “Fatebenefratelli”, rivista trimestrale della Provincia Lombardo Veneta, dedicato al Covid-19. “La paura – scrive Fabello – ingenera un senso di impotenza, ma questo silenzio e tutti questi ‘senza’ devono spingerci a cercare nuove strade, le vie tortuose dovranno ritrovare la dritta via; la certezza che, passato questo periodo nulla sarà come prima, non può lasciarci solo a lamentarci o portarci a rassegnazione. In poche settimane ci troviamo, come ha richiamato Papa Francesco, a un cambio d’epoca. Ci eravamo illusi, mettendo i piedi sulla luna e mentre alcune macchine volanti si stanno dirigendo su Marte, di avere acquisito una forma quasi di onnipotenza. Poi un giorno, all’improvviso, qualcosa di molto piccolo, di invisibile, ci ha riportati alla realtà, a rimettere i piedi per terra e a camminare sulle nostre illusioni”. La Chiesa, pur privata della sua “essenza”, ha collaborato “in modo responsabile per arginare il male che avanzava mentre nello stesso tempo pregava insistentemente perché questo male si arrestasse”, si legge ancora nell’editoriale. Di qui un monito: “Allora umilmente mettiamoci tutti a servizio gli uni degli altri nel rispetto della vita di tutti. Osserviamo le semplici regole che ci vengono indicate, se possiamo cerchiamo anche un collegamento con il Cielo che non ci farà male e certamente ci potrà dare quell’iniezione di fiducia di cui tutti in questo momento abbiamo un grande bisogno”.