“È giunto il momento di un impegno forte e generale dell’intera comunità cristiana per portare a conclusione l’appello all’Europa” denominato “Uno di noi”. Così si esprimeva tre anni or sono Carlo Casini, giurista, già eurodeputato, intervistato a Bruxelles dal Sir sulla “seconda fase” dell’iniziativa “Uno di noi” (“One of us”), volta alla tutela dell’embrione nell’attività politica e legislativa dell’Ue. Una battaglia lunga, che, in quel gennaio 2017, aveva già vissuto alcune tappe, non sempre fortunate, negli anni precedenti. Ma Casini non demordeva e rilanciava: “One of us è il nome della Iniziativa dei cittadini europei”, forma di democrazia dal basso prevista nel Trattato di Lisbona, “che nel 2013 depositò presso la Commissione esecutiva di Bruxelles 2 milioni di firme raccolte in tutti i 28 Stati dell’Unione. Era chiesta una cosa piccola e semplice: che l’Europa non fornisse più contributi economici per distruggere esseri umani allo stato embrionale. Come è noto nel 2014, la Commissione ha deciso di non prendere in considerazione quella domanda. Ma il comitato organizzatore dell’iniziativa non si è arreso”.
Dopo di allora il Comitato promotore di “One of us” si era trasformato in federazione permanente di 35 associazioni nazionali; aveva scelto come proprio nome “Uno di noi per la vita e la dignità dell’uomo”; aveva rilanciato l’appello all’Europa chiamando a sottoscriverlo, in forma di testimonianza, coloro che – chiariva lo stesso Casini – “hanno una particolare responsabilità verso la vita nascente”: personale sanitario (medici, farmacisti, ostetriche, infermieri), giuristi (magistrati, avvocati, professori), politici di qualsiasi livello. “È vero, è giusto, è doveroso riconoscere che ogni figlio, anche se appena concepito, è ‘uno di noi’: questo è il contenuto della triplice testimonianza che sarà presentata alle istituzioni europee il 9 maggio prossimo”, svelava al Sir lo stesso Casini. Il 9 maggio scelto come data-simbolo, “perché è la festa dell’Europa che ricorda l’inizio del cammino, nel 1950, verso l’unità del Vecchio continente”.
Casini correlava tale iniziativa anche alla imminente (5 febbraio) Giornata per la vita. “Il tema della prossima Giornata per la vita ci dà un forte impulso: ‘Uomini e donne per la vita nel solco di Madre Teresa’. La santa dei poveri – spiegava con la consueta verve e il pronunciato accento fiorentino – ripeteva sempre, anche di fronte ai potenti della terra, che ‘il bambino non nato è il più povero dei poveri’. Questo è il solco della Giornata per la vita nel quale possono inserire le loro testimonianze i medici, i giuristi e i politici. Ma tutti devono contribuire alla semina risvegliando la sensibilità e il coraggio degli operatori sanitari, dei giuristi e dei politici convincendoli ad aderire all’iniziativa”. Casini denunciava una “congiura contro la vita” la “cui arma principale è la censura, il silenzio, il rifiuto dello sguardo verso il più piccolo e povero dei nostri simili”. La scienza medica, “che conosce il concepito”, insieme a quanti “vogliono essere servitori della giustizia e del bene comune”, può “fermare la congiura e contemporaneamente può salvare molte vite umane offrendo alle madri e alle famiglie l’unica solida ragione che fonda il coraggio dell’accoglienza”. Aggiungeva: “Di fronte al tentativo di affermare l’aborto e la distruzione di embrioni nei laboratori biotecnologici come diritto umano fondamentale, fino al punto di punire ogni parola rivolta alla donna per proseguire la gravidanza, la cultura europea deve alzarsi in piedi e proclamare la verità sull’uomo, sulla dignità, sull’uguaglianza, sui diritti umani”.