In trenta secondi: la prima donna italiana a vincere un Nobel per la medicina (Rita Levi Montalcini), la prima a ricoprire una delle massime cariche dello Stato (Nilde Iotti), la prima ministro della Repubblica (Tina Anselmi). E tante altre che hanno aperto un solco nella storia. Elena Bonetti, ministro per la Famiglia e le Pari opportunità, guarda con soddisfazione allo spot per la campagna “La prima donna”, realizzata dal ministero per la Giornata internazionale della donna. Anche perché, nella rassegna dei volti e delle storie, è presente anche quello di una donna che ha ispirato il suo impegno politico, Tina Anselmi. Donna, docente di analisi matematica, madre di Tommaso e Chiara, 14 e 10 anni, e ministro. Bonetti delinea al Sir le strategie del Governo per promuovere la presenza femminile nel mondo del lavoro e il contrasto alla violenza di genere e alla tratta.
Donne e lavoro: in Italia ancora tante le difficoltà?
Nel nostro Paese la situazione attuale dimostra che il mondo femminile non è libero di esercitare la propria creatività nel mondo del lavoro. Solo una donna su due lavora in Italia e una su tre al Sud. È un dato inaccettabile che ci colloca negli ultimi posti in Europa ed è evidente che stiamo tenendo fuori le donne dal contribuire allo sviluppo e al bene sociale. Questo è legato al fatto che purtroppo spesso sono escluse dal mondo del lavoro, per regole, stereotipi e preconcetti. In primo luogo, le donne sono poste davanti alla scelta di essere madri o curare la famiglia e lavorare. Credo che nel nostro Paese ancora ci sia l’idea sbagliata che una donna per essere madre non possa essere una brava lavoratrice e viceversa. Ciò non è vero. La valorizzazione piena della figura femminile nella sua integrità rende una donna in grado di essere madre e lavoratrice. Il mondo del lavoro deve dotarsi di regole che permettano alle donne di essere assunte e accompagnate nella libera scelta della maternità. Servono regole che le valorizzino con gli avanzamenti di carriera.
Quali provvedimenti sono necessari, a suo avviso, per una eguaglianza effettiva tra donne e uomini nel mondo del lavoro? E quali intende promuovere?
Il nostro Paese deve acquisire una consapevolezza integrale della necessità e dell’urgenza di promuovere un piano strategico complessivo per la parità di genere. Intendiamo dare il via a un processo che arrivi a dotare il nostro Paese di un piano strategico nazionale. La parità di genere deve diventare un elemento trasversale di progettualità e di valutazione di impatto di tutte le politiche. Dopodiché noi, in particolare, intendiamo mettere in campo alcune misure rispetto alla conciliazione tra la vita personale e la vita lavorativa, nel Family Act, dove dobbiamo costruire strumenti che permettano alle donne di essere pienamente libere di scegliere della propria professionalità e dell’eventuale scelta della maternità.
Quindi, congedi parentali di corresponsabilità tra donne e uomini, perché non solo le donne devono dedicarsi alla cura dei figli, e un grande incentivo al lavoro femminile, anche in virtù della conciliazione con la maternità. Occorre, inoltre, una capacità del mondo del lavoro di dotarsi di nuove forme come lo smart-working per la valorizzazione del mondo femminile.
Accanto a ciò prevediamo incentivi per l’imprenditoria femminile e per la formazione delle donne in materie su cui si costruiranno le professioni del futuro. Altrimenti quel divario salariale e di presenza nel mondo del lavoro, che già oggi c’è, tenderà ad aumentare sempre di più.
Le prime studiose a isolare il ceppo del Coronavirus sono state ricercatrici, in quel momento precarie, dello Spallanzani, che lei ha incontrato nei giorni scorsi. Che cosa vi siete dette?
Ho portato loro la gratitudine personale, del Paese e di tutte le donne che si sentono rappresentate da questo loro lavoro. Questa esperienza mette in luce come il livello della ricerca nel nostro Paese sia altissimo e come le donne svolgano un ruolo da protagoniste. Da questa vicenda si nota la dimensione generativa delle donne anche nell’ambito della ricerca, che ha permesso di raggiungere un risultato importante.
In tempo di Coronavirus, con quali provvedimenti vi proponete di supportare le esigenze delle famiglie?
Le norme arriveranno a compimento la prossima settimana.
Stiamo mettendo in campo, in seguito alla chiusura delle scuole, un sostegno economico per le spese che le famiglie dovranno sostenere per le baby sitter e il potenziamento dei congedi parentali di cui già ci si può avvalere.
Ma vanno rafforzati in virtù della straordinarietà della situazione in cui ci troviamo.
Nel 2018, secondo l’Istat, in Italia i femminicidi sono stati 133, dato che sembra costante secondo le prime stime del 2019. Come state cercando di contrastare la violenza di genere?
C’è un piano strategico nazionale ancora in vigore che individua alcune azioni sinergiche per permettere alla donna di emergere e di denunciare la situazione di violenza in cui si trova, con la presa in carico sia da un punto di vista personale, psicologico, relazionale e lavorativo, sia dal punto di vista giudiziario ed eventualmente sanitario. Si cerca di valorizzare quella rete territoriale di soggetti impegnati i questo servizio e la loro formazione. È grande l’attenzione anche sulla prevenzione da un punto di vista educativo e di valorizzazione della figura femminile nell’ambito sociale e relazionale. Quest’anno, abbiamo lavorato sulla violenza economica che le donne subiscono, spesso uno tra gli ostacoli alla denuncia, perché si trovano prive di risorse per ricominciare. Abbiamo attivato un microcredito di libertà, totalmente garantito dello Stato, per aiutarle a ricostruirsi una nuova vita. È importante costruire una rete di solidarietà che permetta loro di uscire da quella casa in cui sono vittime di violenza.
In che modo vi proponete di aiutare, invece, le donne vittime di tratta?
Ho convocato la nuova cabina di regia per scrivere il nuovo piano strategico. Metteremo in campo già da ora un bando, intendiamo investire più di 20 milioni di euro per il sostegno a progetti di contrasto della tratta nel nostro Paese.
Una domanda personale. Come vivrà l’Otto marzo? Qual è il suo messaggio per tutte le donne?
Quest’anno, a causa delle norme che abbiamo dovuto introdurre, sono stati annullati tutti gli eventi, anche la cerimonia al Quirinale.
Quindi, è un Otto marzo vissuto nella consapevolezza che oggi le donne sono chiamate a un nuovo coraggio e a una nuova positività.
Abbiamo lanciato la campagna “La prima donna” per mettere in luce le tante donne che nella nostra storia hanno aperto percorsi e generato nuove possibilità. Attiveremo alcuni progetti con le scuole e con il ministero della Giustizia per riscattare la figura femminile e riscoprire il volto femminile nel nostro Paese. Io vivrò questo giorno con la consapevolezza che abbiamo il grande compito di far ripartire l’Italia, sapendo che, come diceva Tina Anselmi, “una donna che riesce, riesce per tutte le altre”.