“L’esortazione apostolica Querida Amazonia, oltre che esprimere un riconoscimento al Documento finale del Sinodo, conferma la preoccupazione e l’affetto che il Papa nutre per l’Amazzonia. In quest’ottica, la Chiesa è riconosciuta come alleata dei popoli indigeni”. Ad affermarlo, interpellata dal Sir, è suor Zully Rojas Chispe, che ha partecipato al Sinodo per l’Amazzonia e presta il suo servizio pastorale nel vicariato apostolico di Puerto Maldonado, nella regione peruviana di Madre de Dios. “Quella dell’Amazzonia – dice la religiosa -, è una realtà molto complessa, con segni di vita e di morte, e l’esortazione è molto importante per queste comunità. Perciò, qui nel vicariato apostolico di Puerto Maldonado la stiamo già studiando, intendiamo farla conoscere il più possibile”. Secondo suor Rojas, il documento del Papa anzitutto conferma la “necessità di custodire la casa comune e valorizza alcune pratiche e stili di vita delle stesse comunità native, sotto il segno del cosiddetto buen vivir”. Tutto questo in un contesto, quello della regione di Madre de Dios, caratterizzata da una sempre più forte deforestazione e attività minerarie, spesso illegali. “Per quanto riguarda la deforestazione, questa zona è ricca di alberi di castagno, oggetto delle mire dell’industria del legno”. E poi le tante miniere, che hanno completamente cambiato la geografia di questa regione amazzonica.
“Noi, in pratica, viviamo sopra l’oro, tradizionalmente anche gli indigeni hanno praticato attività mineraria, ma in maniera artigianale, non intensiva e molte volte illegale come accade ora”. Una situazione che porta con sé “lo sfollamento di diverse popolazioni, tratta di esseri umani e una crescente corruzione”. In tale contesto, “il ruolo della Chiesa è fondamentale, ma lo è anche quello dei popoli indigeni, della loro capacità di organizzarsi e far sentire la loro voce. Ci devono essere due voci coordinate, e l’esortazione del Papa coglie questo aspetto o offre la cornice della Dottrina sociale”.