“Educare alla pace è un’urgenza nazionale”. Lo sostiene la Conferenza episcopale messicana, in un messaggio della propria presidenza, diffuso ieri in seguito a una catena di infanticidi e femminicidi che ha scosso il Paese e in particolare Città del Messico. I vescovi si riferiscono, soprattutto, al brutale omicidio del giovane Ingrid Escamilla, dei piccoli Fátima e Karol, di Mayte Viridiana Aguilar, crimini che “a causa della loro brutalità ci hanno lasciato stupiti e ci hanno riempito di dolore e tristezza. Ai loro genitori, famiglia, insegnanti e compagni di classe, il nostro conforto e la nostra forza, la nostra vicinanza e il nostro incoraggiamento”. In questo contesto di violenza, le proteste pubbliche sono ben comprensibili, si legge nel comunicato, se solo si considera, che dalla fine del 2019 ci sono state 1006 vittime di femminicidio. “Siamo profondamente feriti dalla violenza contro le donne, che è stata espressa in un volto nuovo e aggressivo visibile davanti ai nostri occhi, in un modo così crudele da generare confusione, dolore, amarezza, tristezza, pianto, indignazione, impotenza e molti desideri di vendetta”. Di fronte a questa realtà, i vescovi del Messico alzano la voce “per dare parola al dolore e a tutti coloro che ne sono colpiti”. Il grido di dolore delle vittime della violenza “grida in cielo per ottenere giustizia. I cristiani non possono rimanere indifferenti”.