“L’chaim” e “Shabbat shalom”. Sono i due auguri con cui il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concluso il suo intervento durante la visita privata al Tempio Maggiore di Roma. Un’occasione voluta per “rendere omaggio alla Comunità ebraica romana”. “Una comunità molto antica, credo la più antica d’Europa”, ha notato il Capo dello Stato.
Mattarella ha raccontato un episodio che risale ad anni fa: “Quand’ero bambino, ragazzo, giovane ho vissuto a lungo Roma e mi sentivo romano. Ma già all’elementari i miei amici e compagni di scuola mi presentavano un vecchio detto popolare romano: che si può essere romani soltanto se si hanno alle spalle sette generazioni nate a Roma”. “Voi – ha commentato – avete 2.200 anni alle spalle; sono ben pochi a Roma che possono sentirsi più romani di voi”. “Questa considerazione – ovvia d’altronde – mi induce ad esprimere riconoscenza alla Comunità ebraica italiana per il contributo che ha recato al nostro Paese nella sua storia, nella sua cultura, nella sua arte, nella sua civiltà, nella sua vita sociale e in quella delle Istituzioni”, ha proseguito il presidente, notando come “è un contributo di altissimo livello, con il proprio carattere, le proprie specificità, la propria cultura. E questa differenza, diversità di apporti è la ricchezza del nostro Paese”.
Poi il Capo dello Stato ha messo in evidenza come “la democrazia esiste proprio perché dà voce alle diversità, ai contributi differenti che vi sono nella società”. “Il contributo recato dalla Comunità ebraica al nostro Paese – il tributo del Capo dello Stato – è decisivo nella storia d’Italia”. Ma “non sempre questo è stato compreso, ci sono stati tanti periodi di sofferenza”, ha proseguito, ricordando che “82 anni fa l’Italia ha vissuto la vergogna delle leggi sulla razza”, e poi “vi sono stati momenti drammatici pochi anni dopo, crudeli e tragici”. “Ma il contributo della Comunità ebraica italiana – ha ribadito – è un pilastro del nostro Paese”.
Mattarella ha richiamato anche la nostra Costituzione che, “con il suo art. 3, conclude in maniera irreversibile e definitiva la ricchezza degli apporti al nostro Paese, sottolineando l’eguaglianza di ciascuno nel nostro Paese e quanto sia importante rispettare le specifiche diversità di ciascuno”.
Il Capo dello Stato ha poi fatto riferimento al rabbino Elio Toaff, alla presidente Tullia Zevi, al presidente Renzo Gattegna, “figure che insieme a tante altre della Comunità ebraica italiana e romana hanno recato al nostro Paese contributi di tale valore” per i quali “esprimo riconoscenza per quanto hanno fatto e hanno donato”.