Coronavirus COVID-19. Coughlin (Caritas Internationalis): “Mantenere la calma, l’umanità e l’unità tra Paesi”

“Abbiamo dato mandato a tutti i nostri membri, in particolare a quelli delle zone più interessate, come Hong Kong e Macao, di informare il segretariato generale circa la situazione del COVID-19, e di mobilitarsi nel sostegno alla popolazione e agli organi che gestiscono la crisi”. Lo rivela il coordinatore del gruppo emergenze di Caritas Internationalis in questi giorni impegnato in più fronti per rispondere all’emergenza

(Foto AFP/SIR)

“Abbiamo dato mandato a tutti i nostri membri, in particolare a quelli delle zone più interessate, di informare il segretariato generale circa la situazione del Coronavirus COVID-19, e di mobilitarsi nel sostegno alla popolazione e agli organi che gestiscono la crisi”. Lo rivela al Sir John Coughlin, coordinatore del gruppo emergenze di Caritas Internationalis in questi giorni impegnato in più fronti per rispondere all’emergenza. Per il Sir ha tracciato un report dalle zone in cui il pericolo e la paura si sentono di più e dove la Caritas ha dei responsabili impegnati sul campo.

Che notizie si hanno dalle zone colpite?
In questo caso del Coronavirus, le due Caritas più vicine all’emergenza sono quelle di Hong Kong e Macao. Dalle informazioni che ci sono state date abbiamo lanciato due bollettini informativi sul lavoro che stanno facendo e sulla situazione nelle due zone. A Hong Kong al momento ci sono 70 casi di persone infettate e un morto, mentre a Macao 10 casi di infezione, con nessun nuovo caso da febbraio. A Macao si pensa anche a riaprire il casinò che è l’industria più redditizia del luogo nonché principale fonte di guadagno.

In che modo state lavorando sul territorio?
Da un lato si cerca di fronteggiare questo virus,  dall’altro di mantenere i rapporti con l’esterno informando le sedi centrali. Tutto il personale Caritas, comunque, è formato e sa come comportarsi di fronte a questa crisi. Un altro aspetto importante del primo intervento sul territorio è che stiamo cercando di sensibilizzare la popolazione su alcune misure da adottare per evitare il contagio.

Ad esempio?

Importantissime sono l’igiene personale e l’attenzione nei luoghi pubblici e di lavoro.

Sono state anche rafforzate le misure in materia di pulizia degli ambienti, in particolare quelli pubblici, e la maggior parte di questi sono stati resi sterili in base agli standard che vengono dati dal ministero della salute. Inoltre vengono distribuite mascherine e istruzioni per evetitare il contagio.

 

Il Governo di Hong Kong come si è mosso invece?
Come misura preventiva è stato rafforzato il lavoro in casa piuttosto che in sede, soprattutto per evitare gli spostamenti dei non residenti, in particolare a quelli provenienti dalle regioni dalla Cina, a cui è stato imposto un fermo di almeno due settimane.

Naturalmente le misure adottate sono in costante divenire, volte a fronteggiare l’emergenza passo per passo.

Nello stesso tempo tutti gli eventi non ‘essenziali’ sono stati cancellati.

C’è paura tra le persone?
Più che paura c’è un grande allarmismo, spesso fomentato dai media. Ci sono code nei supermercati per certi prodotti di sopravvivenza. La gente non esce di casa se non è necessario. Per questo è stato attivato un servizio di ascolto e assistenza, anche telefonico, per sensibilizzare e rassicurare le persone sul virus. Sono state attivate inoltre delle postazioni pubbliche per fare prevenzione e informazione.

Pensa che questo basti?
Non del tutto. A Hong Kong si dovrebbero rafforzare ulteriormente le misure preventive soprattutto verso chi è nel disagio e più vulnerabile. Non tutti sono nelle condizioni di farcela da soli

Grazie, si sente di aggiungere qualcosa?
Vorrei solo riportare e fare mie le parole che mi ha detto il segretario generale della Caritas di Macao nel farmi il report:

“Questo è un momento in cui si deve mantenere la calma, l’umanità e l’unita tra Paesi. Dobbiamo anche pregare per tutte le persone che aiutano i malati in prima linea, per chi lavora incessantemente per sconfiggere il virus, per i contagiati al fine di una loro guarigione e per chi non ce l’ha fatta”.

 

 

 

 

 

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