“La Santa Sede è fermamente intenzionata a proseguire nel cammino intrapreso, non solo sul piano delle riforme legislative, che hanno contribuito ad un sostanziale consolidamento del sistema, ma anche avviando nuove forme di cooperazione giudiziaria sia a livello di organi inquirenti che di organi investigativi, nelle forme previste dalle norme e dalla prassi internazionale”. Lo ha assicurato il Papa, nel discorso di apertura dell’anno giudiziario del Tribunale dello Stato della Città del Vaticano, facendo notare che “in questo campo si è distinto anche il Corpo della Gendarmeria per la sua attività investigativa a supporto dell’Ufficio del promotore di Giustizia”. “Le pur apprezzabili riforme, introdotte nel tempo e che stanno dando concreti risultati, restano comunque ancorate e dipendenti dall’operato dell’uomo”, l’analisi di Francesco, secondo il quale “al di là delle specificità dei materiali normativi di cui disponga, chi è chiamato alla funzione di giudicare deve comunque operare secondo criteri umani, prima ancora che giuridici, perché la giustizia, come ricordavo prima, non scaturisce tanto dalla perfezione formale del sistema e delle regole, quanto dalla qualità e rettitudine delle persone, in primis dei giudici”. Occorre, dunque, “una particolare attitudine degli operatori, non solo sul piano intellettuale, ma anche morale e deontologico”, perché “la promozione della giustizia richiede il contributo da parte di persone giuste”. “Aprite spazi e nuovi percorsi per attuare la giustizia a vantaggio della promozione della dignità umana, della libertà, in definitiva, della pace”, l’esortazione finale.