“C’è necessità di sacerdoti, ma ciò non esclude che ordinariamente i diaconi permanenti – che dovrebbero essere molti di più in Amazzonia – le religiose e i laici stessi assumano responsabilità importanti per la crescita delle comunità e che maturino nell’esercizio di tali funzioni grazie ad un adeguato accompagnamento”. Sono le indicazioni pastorali contenute nel quarto e ultimo capitolo dell’esortazione apostolica post-sinodale “Querida Amazonia”, resa pubblica oggi. “Non si tratta solo di favorire una maggiore presenza di ministri ordinati che possano celebrare l’Eucaristia”, puntualizza Francesco: “Abbiamo bisogno di promuovere l’incontro con la Parola e la maturazione nella santità attraverso vari servizi laicali, che presuppongono un processo di maturazione – biblica, dottrinale, spirituale e pratica – e vari percorsi di formazione permanente”. “Una Chiesa con volti amazzonici – scrive il Papa entrando nel dettaglio delle proposte – richiede la presenza stabile di responsabili laici maturi e dotati di autorità, che conoscano le lingue, le culture, l’esperienza spirituale e il modo di vivere in comunità dei diversi luoghi”. “È possibile – aggiunge il Santo Padre in una nota, sulla scorta del Codice di diritto canonico – che il vescovo affidi ad un diacono o ad una persona non insignita del carattere sacerdotale o ad una comunità di persone una partecipazione nell’esercizio della cura pastorale di una parrocchia”. “Permettere lo sviluppo di una cultura ecclesiale propria, marcatamente laicale”, il “sogno” del Papa per l’Amazzonia, “attraverso un nuovo incisivo protagonismo dei laici”. Il modello indicato è quello delle “comunità di base”, che “quando hanno saputo integrare la difesa dei diritti sociali con l’annuncio missionario e la spiritualità, sono state vere esperienze di sinodalità nel cammino evangelizzatore della Chiesa in Amazzonia”.