“Esprimere vicinanza, solidarietà e atteggiamento di ascolto alle vittime degli abusi”; “affrontare con decisione tale tema, allontanandosi dalla tentazione di ignorare, coprire, tentare di salvare più l’istituzione che le persone”; “mettersi nella prospettiva e nella ricerca attiva della prevenzione e formazione”. Sono i tre atteggiamenti che mons. Roberto Carboni, arcivescovo di Oristano, ha suggerito di adottare rispetto al drammatico fenomeno degli abusi sui minori, intervenendo, nei giorni scorsi, ad una conferenza presso l’Ordine degli avvocati.
Sul fronte degli abusi “la Chiesa ha messo in moto e fatto dei passi importanti in questi ultimi anni e si auspica che anche le altre agenzie educative possano fare altrettanto: dallo Stato, agli ambienti sportivi, educativi e scolastici, alle famiglie”, ambienti nei quali “le statistiche ci dicono che si verificano molti casi di abuso. Basti pensare che quasi il 68,9% avvengono dentro le mura domestiche (Fonte: Telefono Azzurro), con abusatori che possono essere un genitore, parenti, amici di famiglia. Il 29% nell’ambito scolastico-sportivo. Si tratta quindi di un lavoro di prevenzione e formazione che dovrebbe trovare maggiore sinergia in tutti gli ambiti educativi. A titolo informativo l’abuso da parte del clero si situa attorno al 3-4%. Ripeto ancora che il fatto di trovare gli abusi da parte del clero verso la fine di un indice statistico non lo giustifica né diminuisce la sua gravità, né l’impegno per fare tutto il possibile perché non avvenga più e ci si muova nella linea della prevenzione-formazione”. Con le Linee guida per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, approvate nell’Assemblea della Cei di maggio 2019 ed entrare in vigore il 24 giugno 2019, “c’è la volontà esplicita di accogliere, ascoltare, accompagnare di decide di fare una segnalazione, una denuncia o soltanto chiedere informazioni, ma soprattutto vi è l’impegno morale a denunciare”, ha ricordato il presule, evidenziando che “già ci sono già stati alcuni episodi di positiva collaborazione tra vescovi e autorità giudiziaria con il rinvio a giudizio dei presunti colpevoli”.
Anche in Sardegna c’è il vescovo referente per il settore, che è proprio mons. Carboni, il referente regionale (don Michele Fadda, psicologo) e i referenti diocesani (medici, padri di famiglia, psicologi, insegnanti, medici). “Alcune diocesi hanno messo in comune le loro forze e collaborano. L’obiettivo è quello di arrivare a costituire in ogni diocesi una struttura agile e competente, con uno sportello per accogliere le segnalazioni e accompagnare le persone che chiedono aiuto. In alcune diocesi il servizio è già attivo”, ha concluso mons. Carboni.