Una vero tracollo che, ormai, mette alle corde l’economia del nord ovest. È l’immagine che hanno delineato oggi le organizzazioni dei lavoratori dell’auto a Torino. Fim, Fiom e Uilm hanno parlato di un “pantano Torino”, per sintetizzare la situazione dell’automotive (cioè di fatto ancora oggi il settore portante dell’economia piemontese). Dall’analisi condotta da parte dei sindacati emerge che dal 2008 sono stati persi 9.000 posti di lavoro nel settore auto a Torino, che diventano 46.000 in Piemonte (dai 107.000 del 2007 ai 61.167 nel 2018); mentre la produzione di veicoli è scesa da 218.000 unità del 2006 a 21.000 di oggi. Oltre a tutto questo, è stato fatto notare che il Piemonte è la Regione più cassaintegrata d’Italia con 32 milioni di ore autorizzate, il 14% in più del 2018, 16.000 lavoratori coinvolti in media ogni mese. Il Piemonte, hanno spiegato le organizzazioni sindacali, “si è impoverito” e non è più tra le regioni del nord in grado di trainare il Paese.
Per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla situazione, i sindacati hanno lanciato l’iniziativa “48 ore contro la crisi” e cioè due giorni di confronto (giovedì e venerdì) sulle prospettive del comparto auto.
Per fronteggiare almeno l’emergenza, i rappresentanti dei lavoratori hanno chiesto la proroga degli ammortizzatori sociali, lo sviluppo della filiera automotive con incentivi fiscali e assunzioni, l’effettivo arrivo dei fondi legati all’area di “crisi complessa” (circa 150 milioni), l’avvio di produzioni complementari come quelle legate alle batterie per auto e alle infrastrutture, l’insediamento di nuove realtà produttive.