Si è spenta oggi al policlinico di Bari la ragazza nigeriana di circa 30 anni vittima dell’ultimo incendio nel ghetto di Borgo Mezzanone, il 4 febbraio scorso. “Vittima dell’indifferenza – si legge in un comunicato di Intersos diffuso oggi –, il suo nome si aggiunge alla lunga lista delle persone uccise dalla vita nell’emarginazione, dall’insicurezza e dal degrado delle baraccopoli, dall’incapacità delle istituzioni italiane di superare la vergogna dei ghetti. Una lunga lista di incendi, incidenti stradali e sul lavoro, aggressioni, cui si unisce chi è sopravvissuto agli incendi ma ha perso tutto, inclusi i propri documenti. Si tratta – afferma Intersos, da due anni presente nel territorio foggiano per rispondere ai bisogni umanitari e sanitari di questi insediamenti – di luoghi dalle condizioni di vita estremamente difficili, in cui lo sfruttamento lavorativo e sessuale segnano la quotidianità, luoghi che sono l’espressione della negazione dei diritti”. I tentativi di risposta istituzionali, per l’organizzazione umanitaria, “si sono mostrati di stampo emergenziale ed inefficaci, per un fenomeno che si protrae ormai da oltre 20 anni. Esattamente come è appena accaduto al Gran Ghetto, in località Torretta Antonacci, dove le istituzioni hanno costruito una tendopoli in un luogo estremamente isolato, di fronte all’insediamento stesso e proprio sul terreno su cui sorgeva quello precedente sgomberato e demolito a marzo 2017”. Intersos sta cercando di costruire percorsi di emersione, tutela ed inclusione insieme alla Rete del territorio, sollevando gli aspetti critici e proponendo insieme azioni di ampio respiro, come la Piattaforma della Rete di Prossimità della Capitanata pubblicata a Settembre 2019. “È necessario – rimarca Intersos – un piano concreto e multidisciplinare per restituire alle persone che vivono negli insediamenti la loro indipendenza, rispetto e dignità”.