Difendere e rispettare la vita, soprattutto dei leader sociali che ogni giorno vengono minacciati e uccisi. Valorizzare il ruolo dei movimenti sociali. Appoggiare sul serio i processi che conducono alla pace. Sono queste alcune delle richieste forti che i vescovi colombiani, al termine dell’assemblea plenaria della Conferenza episcopale (Cec) rivolgono a tutto il Paese e in particolare a chi ha responsabilità politiche. Il messaggio, firmato dal presidente della Cec, mons. Oscar Urbina Ortega, arcivescovo di Villavicencio, dal vicepresidente, mons. Ricardo Tobón Restrepo, arcivescovo di Medellín, e dal segretario generale, mons. Elkin Álvarez Botero, vescovo ausiliare di Medellín, tocca altri temi di grande valenza sociale, come la necessità di un progetto comune di Paese, l’accoglienza dei migranti venezuelani, la cura per il creato (tema, quest’ultimo, che ha caratterizzato i lavori dell’assemblea).
“Riteniamo – si legge nella nota – che la Colombia stia attraversando un momento decisivo, complesso, storico e preoccupante, che richiede a tutti ascolto, riflessione, dialogo, unità e impegno per trasformare ogni difficoltà nell’opportunità di rafforzarci come nazione, per tracciare percorsi di giustizia, riconciliazione e bene comune”.
Papa Francesco, recentemente, “ci ha esortato a continuare a credere nella possibilità di pace, perché essa è una costruzione sociale e un compito che si sviluppa in modo permanente, e tutto ciò implica un lavoro paziente e coraggioso da parte di ciascuno e di tutti. Non possiamo isolarci, sbagliarci o bloccarci in interessi meschini e particolari nell’adempimento di questa responsabilità storica di far camminare il Paese sui sentieri della pace”.