“Credo che chiunque sia chiamato ad operare nelle istituzioni debba avere sempre ben presente la prospettiva più ampia nella quale andranno ad inserirsi le iniziative intraprese e gli interventi adottati”. Cosi Luciana Lamorgese, ministro dell’Interno, durante il convegno organizzato per ricordare Vittorio Bachelet oggi a Roma. “Per chi si occupa della cosa pubblica – continua – è indispensabile innanzitutto abbandonare atteggiamenti autoreferenziali uscire cioè dal ristretto ambito del segmento istituzionale di appartenenza ed aprirsi al confronto e alla collaborazione”. Il ministro ha toccato più volte il tasto della disponibilità all’ascolto delle diverse istanze, capacità riconosciute nella figura di Bachelet e che il ministro legge come proprie dei prefetti, oggi alle prese con le varie problematiche del Paese, in primo luogo i flussi migratori. “Il prefetto – osserva – viene chiamato nei tavoli perché ha un ruolo di terzietà. Sono stata prefetto a Milano e Venezia. Di problemi ne abbiamo avuti tanti e diversi. Abbiamo sempre risolto con la mediazione e l’ascolto delle esigenze del territorio conoscendo quello che serviva. I prefetti d’accordo o meno con i sindaci sono riusciti a tenere unito uno Stato cercando di risolvere problemi grossi come i flussi migratori che contavano numeri superiori a quelli di oggi”. “Affrontare tutti questi profili diversificati ha fatto in modo che la nostra vita professionale sia stata intensa ma ha toccato i principali problemi dell’italia di oggi. Il ministero dell’Interno è stato uno dei protagonisti, sempre con grande autorevolezza e spirito di sacrificio, avendo in mente cosa significhi essere una istituzione. Siamo stati il fulcro dello Stato democratico che secondo me consente di avere idee diverse perché dal confronto possono venire fuori delle soluzioni”. “Dobbiamo essere tutti uniti come cittadini – conclude –. La società civile può fare tanto perché è alla base della struttura dello Stato democratico”.