“La sua testimonianza e il suo martirio diventino punto di riferimento per il perseverare nel bene della nostra comunità, che ancora oggi segue il suo esempio”. Don Massimiliano Palinuro, in Turchia da 9 anni e parroco da un anno e mezzo della chiesa di Santa Maria, dove don Andrea Santoro è stato assassinato, ricorda così il sacerdote romano, a 14 anni dalla sua scomparsa. La comunità parrocchiale turca ha celebrato domenica scorsa, 2 febbraio, l’anniversario del martirio, con una cerimonia a cui hanno partecipato le due sorelle di don Andrea, Imelda e Maddalena, il vicario apostolico dell’Anatolia, Paolo Bizzeti, una delegazione proveniente da Roma ed alcuni esponenti dell’associazione “Finestra per il Medio Oriente”, fondata dal sacerdote “fidei donum”. “C’è stata una partecipazione corale della comunità”, racconta don Massimiliano, raggiunto telefonicamente dal Sir: “Il sacrificio di don Andrea Santoro ha portato i suoi frutti, la comunità è cresciuta. È impegnata nel servizio ai rifugiati iraniani, afgani e georgiani. Aiutiamo anche una comunità di studenti cristiani, che fa riferimento alla nostra chiesa, ad esempio per alcune borse di studio”. Quanto a don Andrea Santoro, don Palinuro rivela: “Non l’ho mai conosciuto personalmente, ma il suo martirio è stato di grande incoraggiamento a prendere la decisione di dimettermi dai vari incarichi che avevo in diocesi e presso la Facoltà teologica di Napoli per dedicarmi totalmente al servizio missionario, come unico mio ‘incarico’ sacerdotale”. Così, dopo la malattia del suo predecessore, padre Patrice Jullienne de Pommerol, don Massimiliano è diventato parroco a Trazbon e la Turchia è la sua “patria” da nove anni. Per finire, un auspicio personale: “La figura di don Andrea Santoro e il suo messaggio siano un incoraggiamento a rimanere saldi, in un contesto anche difficile, e a volte ostile, nel testimoniare il Vangelo con la nostra vita”.