Dopo cinque anni sono finalmente liberi i 40 cristiani arrestati per le proteste che hanno seguito l’attentato avvenuto il 15 marzo 2015 a due chiese del quartiere cristiano di Youhanabad a Lahore in Pakistan. Ne dà notizia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), informata dalla Commissione nazionale Giustizia e Pace della Conferenza episcopale pachistana. Dopo che due attentatori suicidi si sono fatti esplodere durante le funzioni domenicali in prossimità della chiesa cattolica di St. John e di quella protestante Christ Church, causando la morte di 15 fedeli e il ferimento di 70 persone, la locale comunità cristiana, stanca di continui attentati e soprusi, ha iniziato a protestare. Nella concitazione del momento due musulmani sono stati ingiustamente additati dalla folla come responsabili degli attentati alle chiese e linciati a morte. In seguito all’omicidio dei due uomini, la polizia ha compiuto diversi raid nel quartiere di Youhanabad e disposto l’arresto di decine di cristiani. Anche alcuni musulmani coinvolti nelle proteste sono stati arrestati e poco dopo scarcerati. A 42 dei cristiani è stata invece negata la cauzione. Due di loro sono morti in carcere, gli altri 40 sono stati rilasciati soltanto oggi. Attraverso la Commissione Giustizia e Pace, Acs ha finanziato l’assistenza legale ai cristiani arrestati, molti dei quali sicuramente innocenti. Subito dopo gli attacchi kamikaze, la Chiesa locale ha invitato i propri fedeli a non cercare vendetta e ha in seguito condannato le proteste e il linciaggio dei due uomini. “È la prima volta che i cristiani in Pakistan hanno una simile reazione – ha spiegato ad Acs il parroco di St. John a Youhanabad, don Francis Gulzar – ed è giusto che i colpevoli siano stati arrestati. Tuttavia non possiamo fare a meno di notare come la giustizia non sia uguale per tutti. Perché i colpevoli di tante stragi anticristiane non sono mai stati arrestati?”. Concorda Alessandro Monteduro, direttore di Acs Italia: “La felicità per il rilascio dei 42 cristiani, lascia comunque spazio all’amarezza. Possibile che abbiano dovuto passare cinque anni in carcere prima che potesse essere provata la loro innocenza? Come nel caso di Asia Bibi, che ha dovuto trascorrere ben 10 anni in prigione, questa vicenda rappresenta l’ennesima riprova dell’iniquità del sistema giudiziario pachistano nei confronti delle minoranze religiose. Quanti cristiani innocenti dovranno scontare lunghe pene di reclusione prima di ottenere giustizia?”.