“La Regione Lombardia attira l’attenzione del mondo intero per la sua ricchezza, per essere luogo promettente per investire risorse, per attendersi profitti. La laboriosità creativa della nostra gente si è resa famosa per l’eccellenza dei suoi prodotti. Possiamo esserne fieri”, ha affermato mons. Delpini, arcivescovo di Milano, nel suo discorso odierno dinanzi al Consiglio regionale lombardo. “Non possiamo però ignorare il pericolo che la ricchezza comporta: diventa oggetto di un desiderio avido di possesso, diventa un idolo al quale sacrificare i principi dell’onestà, della legalità, dei valori dell’umanesimo lombardo”. “L’impressione che le misteriose forze del male percorrano vie per insinuarsi negli affari lombardi e investire i loro profitti illeciti per moltiplicarli approfittando di quanto offre la nostra Regione è talora confermata da alcuni fatti e da alcune indagini. Il compito del sistema politico e amministrativo è quello di vigilare, di resistere alla tentazione di lasciarsi distrarre da proposte allettanti, di creare alleanze per discernere, per contrastare i piani della malavita organizzata, dei capitali di ambigua provenienza, per evitare che nelle complicazioni delle procedure e della burocrazia rimangano impigliati coloro che vogliono essere rispettosi della legge e prevarichino quelli che sanno come aggirare la legge e agiscono senza scrupoli”.
“Contrastare la prepotenza – ha quindi aggiunto l’arcivescovo – non richiede solo normative e interventi delle forze dell’ordine. Piuttosto richiede che si ritenga un fatto politico e un impegno dell’amministrazione anche il contributo al patrimonio morale di tutta la popolazione: una cittadinanza che vive nella confusione e che è indotta a ignorare la distinzione tra il bene e il male è facilmente incline a cedere alla tentazione dell’utile, del maggior profitto possibile, dell’avidità scriteriata. Delpini ha poi indicato “alcune sfide prioritarie che mi sembra interpellino questo Consiglio insieme con la Chiesa e tutte le istituzioni del territorio”: e ha citato, con alcuni specifiche riflessioni, la famiglia e i figli, il lavoro e i giovani, la società plurale, la libertà religiosa. Infine: “il lavoro che si svolge in questa aula chiede che le persone che vi partecipano e lo creano siano capaci di vivere questo compito loro assegnato dai cittadini non come un semplice lavoro ma molto più intensamente, quasi come una vocazione. Il destino della Lombardia è la misura delle nostre azioni e dei nostri pensieri; occorre che tutti ci impegniamo e ci formiamo per essere all’altezza di questa sfida”.