I continui progressi in campo sanitario sollevano preoccupazioni sul fronte medico per il rischio di un conflitto tra cultura tecnologico-scientifica e approccio umanistico, con importanti ripercussioni di ordine etico. Si pensi allo stile di vita delle grandi città metropolitane che, pur offrendo occasioni di lavoro e di relazioni, pongono serie problematiche a causa dell’inquinamento atmosferico e dell’altissima concentrazione demografica. Più grande è una città, più elevate sono le possibilità di respirare sostanze tossiche, soffrire di disturbi psichici o contrarre malattie infettive vecchie e nuove. Ulteriori preoccupazioni riguardano i giovani e gli anziani, soprattutto in periferia. I primi sono spesso protagonisti e vittime del cyberbullismo o di nuove dipendenze, i secondi predisposti a malattie neurodegenerative, in particolare Alzheimer. Oggi, però, la ricerca scientifica offre nuovi farmaci biologici e interventi tecnologici fino a poco tempo fa impensabili. Nel caso di alcune malattie ereditarie è infatti possibile intervenire sul Dna correggendo i geni alterati, mentre nel caso delle malattie neuro-degenerative, in particolare del Parkinson, la speranza è la riparazione dei neuroni con il trapianto di cellule staminali sane. Di qui il ciclo di incontri “Le sfide della medicina nella società del benessere”, promosso a Milano dalla Fondazione Ambrosianeum con la Fondazione Matarelli che prenderà il via giovedì 23 gennaio con l’incontro “Le emergenze nella Milano metropolitana, ‘saper leggere’ la realtà del presente” (ore 17.30). Sullo sfondo il monito del Papa nel discorso ai medici, lo scorso 20 settembre: “La medicina per definizione è servizio alla vita umana, e come tale essa comporta un essenziale e irrinunciabile riferimento alla persona nella sua integrità spirituale e materiale”.