“Nella capitale tedesca abbiamo offerto un quadro istituzionale a un accordo di marca turca e russa. Saranno Putin e Erdogan a mettere in pratica le linee di Berlino dove Italia e Ue non hanno avuto un ruolo rilevante”. Lo ha detto al Sir Michela Mercuri, analista e docente di Geopolitica del Medio Oriente all’Università Niccolò Cusano e di Storia contemporanea dei Paesi mediterranei all’Università di Macerata, commentando la conferenza internazionale sulla Libia tenutasi ieri a Berlino. Le 18 delegazioni presenti hanno messo a punto un piano molto ampio, che prevede, tra le altre cose, il cessate il fuoco permanente, l’embargo sulla vendita di armi, nessuna ingerenza o sostegno militare da parte di paesi stranieri, l’avvio di un tavolo politico e di un comitato militare. Pur presenti a Berlino, i due contendenti, il generale Khalifa Haftar e il premier del governo di unità nazionale (Gna) sponsorizzato dall’Onu, Fayez al-Sarraj, non si sono incontrati. Secondo l’analista “è stato raggiunto il massimo almeno in linea teorica. A questo punto si dovrà capire quanto di ciò che è stato convenuto sarà applicabile concretamente alla realtà attuale della Libia” afferma Mercuri che ricorda come sull’embargo di armi “esista una risoluzione Onu, la numero 1907 del 2011, che impone l’embargo con rispettive sanzioni ma nessuno l’ha mai rispettata. A Berlino tutti hanno detto che lo rispetteranno, a parole”. “A Berlino – aggiunge l’esperta – al-Sarraj e il generale Haftar non hanno approvato il documento finale ma hanno in linea pratica accettato la creazione di un comitato militare per monitorare il cessate il fuoco e creare delle linee di demarcazione su cui realizzare la tregua. I due contendenti riusciranno a farlo?”. Secondo saranno “Putin e Erdogan a mettere in pratica le linee di Berlino dove Italia e Ue non hanno avuto un ruolo rilevante. A Berlino – rimarca Mercuri – non c’è stata una linea comune europea. Merkel ha interloquito con i principali player sul terreno che non sono europei, ma Turchia e Russia. La Francia continua a essere slegata dall’Ue con il suo sostegno tout court a Haftar”. L’Onu, dal canto suo, “è molto spaccata al suo interno e si limita a seguire le azioni e le proposte dei principali player che sono in Libia. A Berlino ha recitato un ruolo marginale non riuscendo ad avere una posizione predominante rispetto ad attori regionali che operano in Libia. Spaccature non ancora superate e confermate dallo stesso rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite in Libia, Ghassan Salamé”.