La Conferenza sul futuro dell’Europa è un tema di grande importanza per il Parlamento europeo e un lavoro che ci occuperà senza dubbio per tutta la legislatura. La Conferenza nasce da una richiesta del Parlamento europeo, che la presidente della Commissione, Von der Leyen, ha raccolto nel luglio scorso, dopo le elezioni europee. La nostra richiesta non veniva soltanto dal fallimento in seno al Consiglio europeo del processo di designazione della presidenza della Commissione europea dopo le elezioni. Abbiamo infatti spesso denunciato i limiti della governance europea, resi via via più evidenti dalle crisi che hanno colpito l’Europa nel corso dell’ultimo decennio.
Nell’assenza di una visione ampiamente condivisa sul futuro del progetto europeo, è questo Parlamento che, più volte, ha richiamato Commissione e Consiglio con le sue risoluzioni a definire insieme le
riforme necessarie per rafforzare l’Unione, la sua capacità di agire nell’interesse delle persone,
la sua legittimità democratica, la sua trasparenza, la sua efficacia e per garantire un’ampia partecipazione della società e dei cittadini a questo dibattito.
I cittadini, gli elettori europei hanno dato un segnale molto forte alle elezioni europee dello scorso anno. Mobilitandosi come mai prima, giovani e meno giovani ci hanno fatto sapere che un cambiamento è adesso inevitabile. Ci hanno chiesto molto chiaramente un’Europa diversa, più vicina ai loro bisogni, alla loro vita; più verde; più rigorosa nella difesa dello stato di diritto; più attenta ai diritti sociali e più trasparente nei processi decisionali.
I nostri cittadini ci hanno chiesto di lavorare per un’Europa differente, più democratica, più inclusiva, più sicura e che protegge l’ambiente.
La Conferenza sul Futuro dell’Europa è una prima pietra dell’edificio di questa nuova Europa. E la Conferenza è senza dubbio una priorità per noi, che il Parlamento ha l’intenzione di portare fortemente nel lavoro congiunto con la Commissione e il Consiglio e gli Stati membri, ma anche con i parlamenti nazionali, gli attori socio economici, gli attori regionali e locali e soprattutto con i cittadini.
Mettendo i cittadini europei al centro di questo dibattito e di questo processo, consultandoli e coinvolgendoli nella discussione per tutta la durata della Conferenza, vogliamo dare loro l’opportunità di contribuire a definire il futuro dell’Unione europea. È proprio questo il carattere innovativo del processo, la vera misura del cambiamento che vogliamo imprimere nel corso di questo nostro mandato.
Per questo vogliamo che la Conferenza sul futuro dell’Europa sia l’occasione per affrontare, attraverso i dibattiti con i cittadini, le questioni che sono per loro prioritarie, vicine alle loro attese e ai loro bisogni. Dovremo quindi raccogliere le loro richieste e le loro raccomandazioni e attuarle per migliorare le politiche dell’Unione e realizzarne gli obiettivi.
Dovremo anche affrontare le questioni istituzionali, perché è anche il funzionamento delle nostre istituzioni che permette di avanzare nelle politiche e nei settori dove i cittadini vorranno che l’Europa sia più ambiziosa e più efficace. Numerose questioni sono già sul tavolo da tempo: il diritto di iniziativa del Parlamento europeo, il sistema delle teste di lista europee, le liste transnazionali, il processo decisionale in Consiglio…
Adottando oggi la nostra risoluzione, il Parlamento invia un segnale forte
e dà avvio al processo negoziale che dovrebbe tenersi con la Commissione e con il Consiglio sull’organizzazione e sul formato della Conferenza. La prossima settimana la Commissione dovrebbe presentare la sua comunicazione alla quale guardiamo con grande attenzione. Dopo le conclusioni del Consiglio europeo di dicembre in materia, attendiamo anche una posizione del Consiglio dei ministri Ue. È essenziale che le tre istituzioni si impegnino a trovare rapidamente un accordo che ci permetta di lanciare formalmente la Conferenza sul futuro dell’Europa e cominciare il nostro lavoro.
Questa Conferenza è una opportunità storica per l’Europa e il Parlamento europeo vuole raccoglierla fino in fondo. Ne va del nostro avvenire comune, di una Unione più forte e più efficace, capace di affrontare le sfide globali come un attore forte – forte anche dei suoi valori, della sua tradizione democratica, del suo stato di diritto.
(*) presidente del Parlamento europeo