Dopo la festività del Battesimo del Signore è iniziato per la Chiesa il tempo ordinario. Oggi celebriamo la seconda Domenica di questo tempo liturgico e il Vangelo ci invita a riflettere sulla proclamazione del Cristo da parte di Giovanni Battista: “In quel tempo, Giovanni, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo”. Conosciamo bene questa affermazione e ne possiamo comprendere facilmente l’enorme portata teologica, ma da dove viene questa consapevolezza di Giovanni? Cosa muove il Battista ad affermare che Gesù è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo? Nel suo racconto l’evangelista Giovanni fa notare un particolare apparentemente poco significativo ma che in realtà è la vera chiave di lettura dell’affermazione del Battista, egli nota: “Vedendo Gesù venire verso di lui, disse”. Il contesto in cui avviene il riconoscimento del Messia è preciso, il Battista fa la sua affermazione a partire dal fatto che “vede Gesù venire verso di lui”. Non è un Gesù impersonale, non uno dei tanti autoproclamati Messia,
il Battista fa l’esperienza di un Dio che gli viene incontro personalmente, questo particolare esprime bene il senso e lo scopo della redenzione portata da Cristo, egli infatti viene incontro ad ogni uomo di ogni tempo in modo personale e unico, il peccato del mondo che egli toglie e prende su di se è il mio peccato personale e quello di ogni singolo uomo. La redenzione è un’esperienza personale.
Anche noi come Giovanni siamo chiamati a riconoscere il Messia che ci salva, tuttavia questa esperienza della salvezza è possibile solamente a partire da un’esperienza personale di Gesù. Non sono le regole che ci salvano, anche se queste sono necessarie, non sono le dottrine che ci introducono nell’esperienza della salvezza, anche se queste ci aiutano, ma
è la relazione intima e reale con la persona di Gesù che mi viene incontro a salvarmi.
Un’altra nota degna di considerazione è la definizione con cui viene chiamato in causa Gesù, egli infatti è “l’Agnello di Dio che toglie il peccato”.
L’esperienza dell’incontro con Gesù, se reale e veramente pervasiva, non può che portare l’uomo a riconoscere la propria condizione di fragilità e il bisogno di redenzione,
un bisogno non generico, la redenzione nel Vangelo di oggi ha un nome e una condizione, il suo nome è Gesù e la condizione da lui assunta è quella dell’agnello sacrificale che annulla nella sua carne la sentenza di condanna del suo popolo. Il Vangelo di oggi si conclude con la costatazione del Battista il quale conferma quanto gli è stato detto e cioè che Gesù è il solo a battezzare nello Spirito Santo: “È lui che battezza nello Spirito Santo”. La nuova ed eterna alleanza si attua solo per lui, con lui e attraverso di lui, il battesimo che egli ci offre è realmente comunione con il suo mistero Pasquale. Oggi siamo chiamati ad annunciare, attraverso l’esperienza dell’incontro con il Cristo che viene verso di noi, la nostra infinità povertà che incontra la sua salvezza.