Papa Francesco: udienza, “un cristiano provato può farsi più vicino a chi soffre”

Foto Calvarese/SIR

“Un cristiano ‘provato’ può farsi di certo più vicino a chi soffre, perché sa cos’è la sofferenza, e rendere il suo cuore aperto e sensibile alla solidarietà verso gli altri”. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi ha spiegato come il soggiorno a Malta, narrato nella parte finale degli Atti degli Apostoli, “diventa per Paolo l’occasione propizia per dare ‘carne’ alla parola che annuncia ed esercitare così un ministero di compassione nella guarigione dei malati”. “Questa è una legge del Vangelo”, ha commentato Francesco: “Quando un credente fa esperienza della salvezza non la trattiene per sé, ma la mette in circolo”. “Il bene tende sempre a comunicarsi”, ha ribadito il Papa: “Ogni esperienza di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che vive una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri”. “I maltesi sono bravi, sono miti, sono accoglienti”, ha detto a braccio Francesco a proposito della “premurosa accoglienza” degli abitanti di Malta dopo il naufragio della nave con a bordo san Paolo: “Piove e fa freddo ed essi accendono un falò per assicurare ai naufraghi un po’ di calore e di sollievo. Anche qui Paolo, da vero discepolo di Cristo, si mette a servizio per alimentare il fuoco con alcuni rami che prende. Durante queste operazioni viene morso da una vipera ma non subisce alcun danno”. “La gente, guardando questo, diceva”, ha proseguito il Papa a braccio: “Ma questo deve essere grande malfattore, perché si salva da un naufragio e finisce morso da una vipera. Aspettavano che fosse morto, ma non subisce alcun danno e viene scambiato addirittura per una divinità”. “Dice la storia che da quel momento non ci sono più vipere in Malta”, ha detto Francesco ancora fuori testo: “È la benedizione di Dio all’accoglienza di questo popolo tanto buono”.

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