“La città è un territorio geografico ben identificato, ma è anche un insieme di relazioni familiari, economiche, sociali, culturali. In città si vive, si cresce: ed è in questo luogo di vita che nasce Gesù che è la Vita. Senza città si è soli, non si cresce. Come si è soli e non si cresce senza una casa”. Lo ha detto l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, nell’omelia della messa che ha celebrato ieri, nella solennità dell’Epifania, a Comacchio. “L’Epifania ci ricorda l’importanza di questi due luoghi, la città e la casa, per riconoscersi, per vivere, ma anche per accogliere la Vita – ha aggiunto il presule -. Una città non accogliente, dove non tutti hanno casa, è disumana e rischia di non accogliere il Signore che è la Vita. Il Natale ci ricorda l’impegno dei cristiani di costruire città-casa e non città-tenda o città-carcere”. L’incoraggiamento dell’arcivescovo è a non essere “indifferenti alla costruzione di una città-casa”. “Una città-casa accoglie i doni di chi arriva riconoscendo in essi la verità di un incontro. Il dono è il segno con cui riconosciamo l’altro: come amico, in un momento importante della sua vita, in un tempo di difficoltà”. Indicando le qualità di una “città-casa”, mons. Perego ha spiegato che “promuove il volontariato, cioè il di più che una persona regala alla città, alle persone diverse di una città: al povero, al malato, al giovane e all’anziano, alla famiglia e all’impresa sociale”. “Una città-casa promuove la cittadinanza, perché riconosce il cammino delle persone come la realtà che trasforma, cambia la città, la apre al nuovo valorizzando anche l’antico”.