“L’altra questione spinosa nella faccenda della controversa legge sulla libertà religiosa è l’esistenza della Chiesa ortodossa montenegrina, chiesa ortodossa parallela non riconosciuta dagli altri Patriarcati, fondata nel 1993, alla quale aderisce poca parte dei fedeli ortodossi, in totale 450mila”. Lo spiega l’esperto di questioni balcaniche Nikolay Krastev interpellato dal Sir riguardo la controversa legge sulla libertà religiosa in Montenegro. “La legge sulla libertà religiosa è emanazione della linea dei governanti filo-occidentali che vogliono distaccarsi completamente dalla Serbia”, aggiunge. Infatti, “l’opposizione filoserba in Montenegro ha sfruttato le proteste mentre a Podgorica ancora ricordano il tentato golpe nel 2016 dietro il quale si sospettava una partecipazione russa”. L’esperto spiega inoltre che “il problema delle Chiese ortodosse nazionali, che non corrispondono più ai territori dei Paesi sovrani, come è nel caso della Serbia, si estende anche in Macedonia del Nord”. Due Chiese ortodosse parallele esistevano anche in Bulgaria fino al 2002. Nel caso di Podgorica però, tutti i Patriarcati, quello di Costantinopoli, Mosca e Gerusalemme, appoggiano il Patriarcato di Belgrado. “La verità – conclude Krastev – è che i Balcani rimangono una zona instabile e basta una scintilla per riaccendere il fuoco, soprattutto quando nelle questioni religiose si immischiano la politica e il nazionalismo”.