Bar 5,1-9; Fil 1,4-6.8-11; Lc 3,1-6
È in gioco la storia, la storia passata, quella dei nostri antenati, di coloro che non abbiamo conosciuto, per quanto sia illustre il nostro albero genealogico, ma che sono diventati anelli viventi di trasmissione non solo di tradizioni ma indicazioni di percorso, di modalità di un’esistenza che possa dirsi propriamente umana.
Il narratore del Vangelo si colloca in un contesto che non consente dubbi: i potenti della terra sono esistiti, hanno operato. Gli storici possono delineare i tratti del loro volto politico, delle azioni intraprese, dirci quali influssi hanno subito. Hanno però lasciato traccia.
In questo spaccato di storia politica, la voce del Creatore si fa sentire e coglie un uomo che viveva separato, in un angolo oscuro, lontano dalle decisioni di coloro che contavano. Il deserto non è quello dei nostri giorni in cui possiamo (posto che lo si voglia) perfino sciare su neve fresca. Il deserto del Vangelo è luogo orrido, spoglio, con la vita ridotta ai minimi termini.
Tutto quanto sembra carenza e assenza si rivela un trampolino di lancio per aprirsi a cogliere la voce e anche per decidersi a trasmetterla nell’annuncio.
Giovanni investito dalla forza e dall’autorità dell’Altissimo lascia il suo luogo desertico ed inizia a percorre la vallata del Giordano, si avvicina ai luoghi abitati, incontra le persone.
Anch’egli è un anello vivente, pulsante, che raccoglie l’eredità del profeta di Israele dei tempi passati e la lancia su tutti come avvertimento, come scossa, quasi volesse disarcionare da una comoda cavalcatura per far camminare a piedi nudi sul sentiero impervio della vita. Impossibile affermare di non sentirlo, se Giovanni proclama, si può decidere di non dargli retta, di considerarlo un invasato ma non si può sostenere che non abbia parlato.
Isaia lo aveva annunciato ma il popolo ascoltava, procedeva ma si smarriva, deviava dall’alleanza per ripiegarsi sulle proprie scelte.
La via del Signore va preparata. Egli, il Creatore, avrebbe ben potuto fare a meno della presenza e dell’azione umana. Ha voluto invece che si impegnasse, che giocasse se stesso in un’impresa che conduce alla salvezza non solo personale ma che si dilata su tutti.
Una singola tessera disegna e coinvolge l’intero mosaico.
Suona incredibile ma l’apporto di un singolo contagia tutti, tutti scuote, conduce e guida. Gli occhi constateranno la salvezza, fattasi storia, fattasi Uomo.