Sir 27,33-28,9; Rm 14,7-9; Mt 18,21-35
Contro chi sono i peccati? E qual è la differenza tra quelli contro Dio e quelli contro gli altri? Anche in questo Vangelo Gesù lega la terra al cielo, il perdono di Dio al perdono reciproco: si esige lo stesso gesto perché dal nostro rapporto con il Signore nasce anche la natura delle nostre relazioni. Siamo sempre sul terreno delle due facce dell’unico comandamento dell’amore.
I debiti si pagano, a cominciare da quelli nei confronti di Dio; questo dice la paura religiosa dell’uomo di fronte alla morte. La parabola però racconta com’è Dio e come si comporta con l’uomo attraverso l’uso di tre azioni necessarie anche alla nostra fede e alla nostra vita: avere compassione, lasciare andare, condonare il debito. Questo è nel petto della fede e della rivelazione cristiana che è talmente nuova al punto che il Figlio di Dio, per essa, deve morire. La Pasqua di Gesù è il vero commento di questa parabola. Gli altri dei sono quasi sempre una caricatura di Dio Padre, l’unico vero Dio, ma del Padre si può dire solo a partire da Gesù Cristo in quanto Verbo del Padre; la Parola è il Signore Gesù Cristo.
Questa parabola non è una puntata del Vangelo, ma la trama della realtà con le esigenze che Gesù rivela da parte del Padre; è il suo progetto. I numeri sette e settanta richiamano persino il libro della Genesi: “Chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte! … Lamec disse alle mogli… Sette volte sarà vendicato Caino, ma Lamec settantasette”. In un mondo ormai dominato dalla spietatezza e dalla vendetta, Dio stabilisce la suprema legge della misericordia. E sempre nel Vangelo di Matteo c’è la grande pagina del giudizio finale dove ai servi è chiesto molto di più che alle genti che non hanno conosciuto Gesù.
È abissale la differenza tra l’immane debito del primo servo verso il padrone, e il piccolo passivo che il suo compagno ha nei suoi confronti. Impagabile è il debito che ogni uomo e ogni donna del mondo, a partire dai discepoli/cristiani, ha nei confronti di Dio. La nostra vita nasce nuova dalla misericordia di Dio. Si capisce il forte legame tra questa parabola e la preghiera del Padre nostro che Gesù ha insegnato a tutti noi, dove il perdono divino è condizionato dal reciproco debito di perdono. È l’unica condizione posta da Dio.
L’esperienza, purtroppo, dice che siamo poco perdonati e poco perdoniamo. Il perdono: un dono che ci precede; noi non saremmo capaci di farlo.