1Re 3,5.7-12; Rm 8,28-30; Mt 13,44-52
Un tesoro, una perla, una rete. A seguire, i verbi e le azioni connesse: cercare, trovare, nascondere, vendere, comprare; gettare (la rete), tirare (a riva), raccogliere (i pesci buoni) e buttare (i cattivi); separare (i buoni dai cattivi) e scagliare (nella fornace). Azioni indicate anche in altre pagine (correre in cerca e caricarsi sulle spalle la pecora perduta); più diretto è san Paolo: “Siete stati comprati a caro prezzo”; “Ho lasciato perdere tutte queste cose per guadagnare questo”.
Gli oggetti (tesoro, perla, pesci) si trovano e si acquistano; le persone si incontrano e si uniscono, come nelle nozze fra lo sposo e la sposa. Per noi il Signore è il tesoro da acquistare; è la perla per cui lasciare tutto pur di averla (viene in mente il grido di Andrea: “Abbiamo trovato il Messia!”). Penso però anche al rovescio, dalla parte di Dio. Per il Signore noi siamo la Sposa, la pecora perduta, la perla, il tesoro. Per noi lui ha dato tutto se stesso, fino alla morte di croce. In verità è Dio che ci cerca e ci trova, prima che noi potessimo volerlo e scoprirlo.
La felicità è quella di sentirsi cercati e trovati: amati. Da questa coscienza nasce l’impulso a spartire lo stesso amore, a raccontare la stessa buona notizia. L’evangelizzazione è la trasmissione della passione del cuore verso lo stesso tesoro nascosto dentro ciascuno. Noi iniziamo col farci ritrovare da Gesù e continuiamo a cercarlo e a scoprirlo negli altri.
Il gesto ampio e largo del pescatore nello gettare la rete è come quello del seminatore; assomiglia ad un abbraccio totale, includente. È il segno eloquente del desiderio di condividere la sua vita con tutti gli uomini.
Resta sullo sfondo la prospettiva seria del giudizio finale e il rischio della fornace. In modo esigente e insieme appagante veniamo impigliati nel mistero della vita e della salvezza, tutti raccolti nella stessa rete. Questo è anche il nostro compito verso l’umanità, sino alla fine del mondo, un compito di misericordia e di accoglienza.