(Betlemme) Sono i giorni del Natale, sono i giorni di Betlemme, piccola città in Palestina, vicina a Gerusalemme. A Betlemme, si trova la grotta, situata nella basilica della Natività, dove nacque Gesù, diventata, nel corso dei secoli, meta di pellegrini provenienti da ogni angolo del mondo. Tuttavia, oggi questo piccolo angolo sacro del mondo è isolato. Sebbene non ci siano segni evidenti di distruzione causati dalla guerra, la popolazione porta il peso di un conflitto che non desidera.
“La gente di Betlemme”, composta da cristiani e musulmani, convive in questo fazzoletto di terra, attaccata con amore alla propria città, perché Betlemme è la città del Natale, la loro città, la città di Gesù Bambino.
Ogni volta che entro a Betlemme, mi chiedo come sia possibile continuare a vivere in una città dove non c’è lavoro, dove il turismo, una delle fonti principali di sostentamento, è praticamente scomparso. Ma come continua a vivere vive la gente, senza salario, senza libertà?
In questo mese di dicembre non c’è più quell’atmosfera natalizia, tipica di questo periodo: mancano gli alberi di Natale, le luminarie, le luci e le feste. A Betlemme, il periodo delle celebrazioni liturgiche inizia con il Natale cattolico, seguito da quello dei greci, degli armeni, le tre comunità che sono presenti anche nella basilica della Natività. Fino a due anni fa, all’inizio di dicembre, si celebrava una grande festa: la prima accensione dell’albero nella piazza della Mangiatoia, che dava il via a un evento atteso da tutti. L’albero verde della vita, decorato con mille colori e luci, richiamava persone da tutto il mondo, che portavano il loro contributo natalizio attraverso concerti, danze, spettacoli e bancarelle di artigianato palestinese che si intrecciavano con prodotti di espositori esteri. Era un momento in cui l’economia fioriva, e molte famiglie ne beneficiavano. Purtroppo, oggi tutto questo non c’è più e Betlemme sembra aver perso parte del suo incanto natalizio.
La Natività a Betlemme è il cuore della Terra Santa e della Palestina. È il cuore palpitante della Chiesa e di ognuno di noi. Ma anche quest’anno Betlemme è triste. Piange per i morti delle guerre nel mondo. Betlemme piange perché è ancora una volta vittima di un conflitto, di una guerra che non desidera. Betlemme è la città della pace, ma oggi è sofferente. Tuttavia, ci offre una lezione di vita. In mezzo a questa tristezza e a questo totale abbandono a causa della guerra che l’ha colpita, Betlemme resiste. Resiste per gli altri, ma resiste anche per noi.
Il suo spirito di resilienza è un faro in tempi di difficoltà.
La sua bellezza e la sua cultura, uniti alla sofferenza attuale, ci ricordano l’importanza di mantenere viva la speranza e la solidarietà, non solo per Betlemme, ma per tutte le popolazioni ferite dalla guerra.
La speranza e la fede che Betlemme rappresenta possono servire da ispirazione per tutti noi, ricordandoci l’importanza della pace e della comprensione reciproca. Il messaggio di Betlemme è un invito a riflettere su come possiamo contribuire a costruire un futuro migliore, una nuova vita di pace. E allora sarà Natale. È un segno che Gesù è nato a Betlemme, che Gesù è vivo e che è presente in mezzo a noi.
* Presidente dell’Associazione “Oasi di Pace”